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giovedì 18 aprile 2019

Pensione di cittadinanza


La pensione di cittadinanza potrà essere erogata anche "con le modalità ordinarie di erogazione della pensione" e non tramite la carta Rdc. E' quanto prevede un emendamento al decretone presentato dalle relatrici.

Gli assegni previdenziali possono essere riscossi alle Poste o in banca, in contanti (se inferiori a 1.000 euro) o tramite accredito su conto corrente postale o bancario.

Essendo la pensione di cittadinanza inferiore alla soglia dei mille euro, il pagamento potrà quindi essere, in base all'emendamento, anche cash.

Le relatrici hanno presentato altri 14 emendamenti al decretone su reddito e pensioni. Le proposte di modifica depositate nelle Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera recepiscono gli accordi con l'Anci e con le Regioni sui navigator, estendono la possibilità di fare domanda per il reddito anche ai patronati, aggiungono precisazioni sulla privacy e ridisegnano casi specifici di nuclei familiari con minori.

Arriva anche una nuova stretta contro i 'furbetti' dell'Isee che punta a evitare l'accesso al reddito di cittadinanza di 'finti' genitori single: le relatrici hanno presentato un emendamento al decretone per, si legge nella relazione, di "evitare comportamenti opportunistici".

Si prevede che in presenza di figli minori vada presentato l'Isee che tiene conto della situazione di entrambi i genitori anche quando non siano né sposati né conviventi. Questo obbligo salta se uno dei due si è sposato o ha avuto figli con altri o se c'è un assegno di mantenimento stabilito dal giudice.

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venerdì 15 marzo 2019

Reddito di cittadinanza



Il reddito di cittadinanza, dopo un inizio rallentato, sta avendo molto successo: secondo le ultime stime, infatti, il numero delle domande per Rdc/PdC presentate alle Poste, ai CAF o tramite il sito ufficiale della misura, ha raggiunto il mezzo milione.

Non tutte le richieste per il RdC però saranno accolte: in molti, infatti, hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza senza soddisfare i requisiti, ecco perché in sede di valutazione l’Inps respingerà la loro istanza. L’esito delle domande per il reddito di cittadinanza, comunque, sarà noto solamente tra qualche giorno; nel frattempo è bene ricordare come funziona questa misura, così da non perdere tempo nel presentare una domanda che con ogni probabilità verrà respinta.
Il reddito di cittadinanza (RdC) è la misura assistenziale (come lo erano il REI o il SIA) riconosciuta a coloro che sono in momentanea difficoltà economica e lavorativa. Il reddito di cittadinanza, infatti, aiuta il richiedente - o un altro componente del suo nucleo familiare - a formarsi e a trovare un lavoro permettendogli così di integrare il reddito della sua famiglia.

Nel video che trovate all’inizio di questo articolo - realizzato dal Ministero del Lavoro - sono riassunte le regole principali per il reddito di cittadinanza; tuttavia questo non è sufficiente per capire come funziona e come richiedere il reddito di cittadinanza visto che ci sono molti dettagli che è bene conoscere prima di presentare la domanda. Nonostante il reddito di cittadinanza sia attivo da circa due settimane, ci sono ancora molte persone che non sanno ancora come funziona e quali sono gli adempimenti necessari per farne richiesta; basta andare fuori ad un CAF e ad un ufficio postale per rendersi conto di quanta incertezza ci sia tra i potenziali beneficiari di questa misura.
A tal proposito ecco una guida utile - realizzata con le informazioni prese dal sito ufficiale del RdC e dalla guida Inps dedicata -per chiarire ogni aspetto del RdC. In questa guida trovate tutte le informazioni necessarie per non farvi trovare impreparati per l’avvio del reddito di cittadinanza; dai requisiti per farne richiesta ai moduli da compilare per la domanda, nonché sulle istruzioni necessarie per calcolarne l’importo.

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venerdì 4 gennaio 2019

Filippa Lagerback risponde alle voci di una (presunta) crisi con Bossari

Filippa Lagerback

Filippa Lagerback risponde alle voci su una crisi con Daniele Bossari. E lo fa nel migliore dei modi.

La modella e il conduttore si sono sposati un mese fa, fra dichiarazioni d’amore eterno, lacrime e tanti sorrisi. Le nozze romantiche sono arrivate dopo una lunga crisi, superata anche grazie alla partecipazione di Bossari al Grande Fratello Vip, dove la Lagerback ha ricevuto la sua proposta di matrimonio. Ultimamente però la solidità della coppia è stata messa a dura prova dai giornali di gossip, che parlano di crisi e di un allontanamento improvviso dopo il tanto atteso sì.
Dopo il party con tanti vip, i baci su Instagram e la luna di miele, Filippa e Daniele sono finiti al centro del gossip. Tutto a causa di un presunto tradimento, confermato da alcune foto in cui l’ex dj sembrava baciare un’altra donna.
Fonte: QUI

martedì 13 novembre 2018

A Vercelli nasce il riso 6+

RIso 6+

Una varietà di riso potenziata per prevenire gli effetti dell’invecchiamento sul corpo degli europei. Questo l’obiettivo della sinergia nata tra imprenditori agricoli e un team di medici che stanno lavorando per creare una nuova qualità del cereale da arricchire con selenio e iodio, elementi fondamentali per prevenire le malattie legate alla vecchiaia e di cui i terreni europei sono però sprovvisti.

La nuova tipologia di riso, figlia del connubio tra ricerca scientifica e agricoltura, si chiama “6+” e sta crescendo rigoglioso nelle risaie di Vercelli. Non si tratta di un organismo geneticamente modificato, non sono state effettuate complesse manipolazioni in laboratorio,  ma solo un semplice arricchimento.
Il cereale viene potenziato con dei fertilizzanti applicati durante la fase della maturazione, rigorosamente nelle prime ore del mattino, quando la pianta del riso è particolarmente predisposta ad accogliere nuove sostanze.
I fertilizzanti fogliari utilizzati per potenziare il cereale forniranno le sostanze nutritive necessarie per compensare le carenze di elementi nutritivi che creano delle barriere all’avanzare dell’invecchiamento. 
Un riso fortificato, migliorato per rendere ancora più efficiente le proprietà antiossidanti che il fertilizzante è destinato a sprigionare per la creazione di un vero e proprio elisir di lunga vita da assumere a tavola, gustando le decine di ricette che vedono come protagonista il cereale sempre più apprezzato sulle tavole degli italiani.
Il riso è facilmente digeribile e il suo arricchimento potrebbe migliorare il benessere complessivo dell’organismo prevenendo non soltanto le malattie legate all’invecchiamento, grazie alle proprietà antiossidanti del selenio, ma anche fungendo da barriera contro le patologie tiroidee con lo iodio.
Nel nome del riso arricchito il segreto della sua conformazione. Il numero sei richiama i simboli e la conformazione chimica del selenio e dello iodio, l’aggiunta del segno + richiama poi la speranza di un tipo di riso plus che possa fornire una benefica scossa a un mercato in crisi e alla salute dell’organismo.
Fonte:QUI

sabato 15 settembre 2018

L’auto del futuro

Nissan: auto del futuro

La ricerca della perfetta auto del futuro ossessiona da tempo le case automobilistiche, che tra innovazione e ricerca puntano ad arrivare per prime a occupare il mercato.

Nissan è tra le case automobilistiche leader nel settore dell’innovazione e ha scelto di chiedere un parere ad un campione di studenti di una delle Università “tecniche” più prestigiose d’Italia.
Trecento studenti di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionaledel Politecnico di Milano sono stati infatti chiamati a rispondere ad alcune domande sul futuro dell’automobile, al termine di una lezione sulla Nissan Intelligent Mobility, una strategia che ha come obiettivo la trasformazione del modo in cui i veicoli vengono guidati e alimentati nella società.
I dati risultanti dall’indagine Nissan sono interessanti. Per più della metà degli intervistati (52%), la sostenibilità ambientale e la qualità dell’aria sono tra i temi fondamentali, mentre per il 28% è necessario puntare sui sistemi di assistenza avanzata alla guida. Il 20% vede in primo piano invece l’innovazione tecnologica e digitale, con il tema della connettività al primo posto.
La maggior parte dei ragazzi, corrispondente al 36% del campione, ritiene che l’alimentazione privilegiata in futuro sia quella elettrica, mentre il 29% punta sull’ibrido. L’11% è ancora scettico e sceglie la benzina, così come il 10% l’idrogeno, il 9% il diesel e il 5% il metano. Per lo sviluppo e l’utilizzo della mobilità elettrica, vengono identificati come prioritari per il 48% l’aumento delle infrastrutture, per il 24% una maggiore autonomia di percorrenza. Solo il 24% ritiene il prezzo una variabile importante, così come i tempi di ricarica che preoccupano un piccolo 8%.
Non solo elettrica, ma anche autonoma: l’auto per il 63% degli intervistati evita lo stress legato al traffico, mentre per il 37% offre la possibilità di dedicare più tempo a sé stessi per studiare, dormire o guardare film e navigare in rete. Per sviluppare e diffondere la guida autonoma, sono ritenute prioritarie dal 76% tecnologie, infrastrutture e protocolli di integrazione, dal 20% normative e regolamentazioni e dal 4% campagne di informazione.
Il veicolo del futuro non può non essere altamente tecnologico e la connettività diventa una caratteristica chiave. Il 57% desidera una gestione intelligente degli itinerari a seconda del traffico e della ricerca dei parcheggi, mentre il 43% è interessato alla possibilità di scambiare energia con la rete in modo efficiente o con la propria abitazione. Nissan offre infatti veicoli a zero emissioni attraverso le tecnologie Vehicle-to-Grid o Vehicle-to-Home.
L’obiettivo dell’indagine Nissan era quello di confermare la direzione definita e intrapresa dalla casa automobilistica nella ricerca e costruzione di veicoli a zero emissioni (la nuova Nissan Leaf ne è un esempio) sempre più sostenibili, sicuri e integrati con l’ambiente circostante.
Fonte: QUI

mercoledì 15 agosto 2018

Neymar, parole shock


Quattro anni dopo, è sempre tempo di dolore nel rapporto tra Neymar e la Nazionale. Il Mondiale casalingo finì tra le lacrime per il grave infortunio provocato da Juan-Camilo Zuniga nel quarto contro la Colombia, che impedì all’attaccante di giocare la semifinale contro la Germania. In Russia è stato invece tutto il Brasile a fermarsi ai quarti, battuto dal Belgio.
'O’Ney' ha fallito, perché non può ovviamente bastare aver fatto un turno in più rispetto a Leo Messi e Cristiano Ronaldo, gli unici due giocatori che il mondo del calcio riconosce superiori al fuoriclasse brasiliano, che hanno terminato la propria corsa agli ottavi a distanza di poche ore l’uno dall’altra. Neymar ha fatto meglio dei due rivali anche per aver segnato un gol nella fase ad eliminazione diretta, decisivo per eliminare il Messico agli ottavi, ma la delusione per non aver fatto la differenza contro il Belgio è troppo forte per essere smaltita in fretta. L’attaccante del Paris Saint-Germain è stato bersagliato dalla critica, anche quella brasiliana, per le solite cadute teatrali, spesso al limite e anche oltre delle simulazioni, durate per tutto l’arco della partita.
E allora sarà anche per questo che quello del day after non è solo un profondo dispiacere, ma un vero e proprio dolore, come il numero 10 ha detto esplicitamente esprimendo le proprie emozioni su Instagram, arrivando addirittura a mettere in discussione la prosecuzione della propria carriera: "Ora è difficile trovare la forza per voler continuare a giocare a calcio, ma sono sicuro che Dio mi darà abbastanza forza per affrontare qualsiasi cosa – ha scritto Neymar – Ecco perché non smetterò mai di ringraziare Dio, anche nella sconfitta. Perchè so che il suo cammino è molto migliore del mio. Sono molto felice di far parte di questa squadra, sono orgoglioso di tutti. Il nostro sogno si è interrotto, ma non lo hanno tolto dalla nostra testa e dai nostri cuori“. "Il dolore è molto grande – ha aggiunto il leader della Seleçao – perché sapevamo che avremmo potuto andato oltre, abbiamo avuto l'opportunità di fare la storia … ma non era questa volta".
Fonte: QUI


martedì 10 luglio 2018

Pordenone: aboliscono orario di lavoro e cresce il fatturato

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Orari di lavoro? Aboliti, e la produzione sale. Succede a Pordenone dove un’ importante azienda che confeziona album fotografici per matrimoni, la Graphistudio, ha deciso di non obbligare i propri dipendenti, più di duecento, ad orari fissi. Unica e tassativa regola rispettare le scadenze. Risultato? La squadra non solo lavora come e meglio di prima, ma i dipendenti sono più felici e il prodotto è tra i più richiesti in tutto il mondo.


Per i lavoratori del nuovo millennio non è una novità: l’elasticità dei turni di lavoro è ormai una norma, ma solitamente si tratta di professionisti precari, che non hanno un contratto a tempo indeterminato e che sono costretti ad adattarsi agli orari più strani pur di riuscire a completare il lavoro ricevuto.

Nell’azienda di Arba però lo cose vanno in maniera differente. Il contratto c’è e ad essere elastico è solo l’orario di lavoro non i diritti e la certezza dello stipendio alla fine del mese. La formula funziona e l’esperimento è ormai una consuetudine consolidata che va avanti fin dall’inizio degli anni ’90, un modo di lavorare che accontenta imprenditori, lavoratori e clienti, un tris vincente che potrebbe servire da modello per tante altre simili aziende.

A giovarne è la qualità del tempo libero e i rapporti familiari. Lo sanno bene i dipendenti dell’azienda, soprattutto giovani e donne, che hanno trovato un equilibrio perfetto tra lavoro svolto in maniera professionale e qualità della vita ai massimi livelli. C’è tempo per i figli, per gli amici e per la propria crescita personale, un mix che arricchisce e rasserena e migliora la qualità del lavoro. Nell’azienda di Pordenone sono scomparsi anche i sindacati, non servono più. La flessibilità c’è solo negli orari e nelle mansioni.

«Se lavori libero, lavori meglio e dai di più». Questa la filosofia imprenditoriale di Tullio Tramontina, patron dell’azienda che stampa fotografie per acquirenti da tutto il mondo.

L’unico “sfortunato” ufficio dell’azienda che è costretto ad orari prestabiliti è quello amministrativo, obbligato ad adattarsi ai tempi di sportelli bancari e degli altri uffici. Gli altri lavoratori si organizzano da sé, con profondo senso di responsabilità e rispetto per l’azienda. I modelli simili nel mondo non mancano, a partire dalla Silicon Valley che è da decenni che va avanti in questo modo. In questo modo non si va a lavorare, ma a fare delle cose, con passione e dedizione. Una differenza sostanziale che migliora anche il prodotto.

Fonte: QUI

sabato 2 giugno 2018

Ancora violenza sulle donne

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A marzo le due donne hanno trovato il coraggio di denunciare dando avvio alle indagini


Avrebbe minacciato due sorelle di cospargerle con l’acido o bruciarle vive perché non accettava la fine della relazione con una di loro. I Carabinieri di Gioia del Colle hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 35enne marocchino, già detenuto da alcuni mesi per altri reati. All’uomo la magistratura barese contesta i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e stalking.

Stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal pm Simona Filoni, il 35enne avrebbe iniziato a perseguitare la sua ex e la sorella, sue connazionali, dopo la fine della relazione, nell’ottobre 2017. Avrebbe quindi minacciato, picchiato e costretto entrambe a subire rapporti sessuali, “ingenerando – spiegano gli investigatori – un sentimento di puro terrore.
Alcuni mesi fa, poi, l’uomo sarebbe arrivato a minacciarle di cospargerle con l’acido, di renderle invalide o, addirittura, di bruciarle vive.

Nello scorso mese di marzo le due sorelle hanno trovato il coraggio di denunciare dando avvio alle indagini che hanno portato ora all’arresto del 35enne, disposto dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista. Una di loro, per sfuggire alle continue angherie, ha anche deciso negli ultimi tempi di rifugiarsi in una casa protetta, aiutata dal Centro Antiviolenza di Gioia del Colle.

Fonte: QUI

giovedì 10 maggio 2018

GF15: voto truccato?

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 Il GF15 continua fra scandali e pettegolezzi: l’ultimo riguarda l’uscita di Aida Nizar e il televoto che, secondo molti, sarebbe truccato.


Ancora una volta, come era accaduto per l’Isola dei Famosi, a metterci lo zampino è Striscia la Notizia. In un servizio mandato in onda dal tg satirico si fa intendere che il nome dell’eliminato della puntata (ossia Aida Nizar) fosse noto sin dall’inizio. Una teoria che è stata ripresa anche dai numerosi fan della spagnola sui social, che hanno parlato di un complotto ai suoi danni. D’altronde nessuno si aspettava l’uscita dalla casa del GF15 di Aida, che all’esterno aveva trovato un grande sostegno da parte del pubblico, soprattutto dopo la lite violenta con Baye Dame.

La questione ha creato grande tensione sui social, tanto che in molti hanno minacciato di spegnere la tv e di non guardare più il Grande Fratello 15. Una risposta alla questione è arrivata da Barbara D’Urso, che ha difeso la veridicità del programma nel corso dell’ultima puntata di Pomeriggio Cinque, promettendo ai telespettatori arrabbiati che presto Aida Nizar tornerà nel reality.

“Aida durante la settimana è stata la più votata – ha spiegato la padrona di casa del GF -. Lo so che è amata dal web, anche io la amo, eppure è stata la più votata. Voto truccato? – ha aggiunto la D’Urso rispondendo alle accuse di Striscia la Notizia -. Ma come si fa a truccare un televoto? Il 51%, una percentuale così alta, non può essere taroccata”.

Nonostante l’eliminazione, comunque sia, la presentatrice ha confermato che Aida Nizar tornerà al Grande Fratello 15. Di certo sarà in studio, dove ci ha già regalato siparietti divertenti con Cristiano Malgioglio, ma potrebbe anche rientrare nuovamente nella casa, probabilmente per un confronto con gli altri concorrenti. Nel corso della prossima puntata ci sarà anche l’occasione per vedere finalmente l’abbraccio fra Baye Dame e Aida, dopo che il giovane senegalese era stato sgridato dalla D’Urso per non averle chiesto scusa.

Fonte: QUI

lunedì 10 luglio 2017

L’età della pietra (Marco Travaglio)


Appena il boss stragista Giuseppe Graviano, intercettato nell’ora d’aria, ha dato segni d’insofferenza e lanciato propositi di vendetta per le promesse non mantenute dai tanti che trattarono con Cosa Nostra per conto dello Statoe anche per conto proprio in attesa di farsi essi stessi Stato fra il 1992 e il ’94, nel biennio delle stragi, lo Stato non ha perso tempo e ha subito risposto. Con una sequenza di atti tutti formalmente legittimi, ma tutti impensabili fino a qualche mese fa. 1) La Cassazione ha respinto il diniego del Tribunale di sorveglianza di Bologna alla scarcerazione di Totò Riina, detenuto da 24 anni al 41-bis per scontare 15 ergastoli, invocando il suo diritto a una “morte dignitosa” nel letto di casa sua, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. 2) Forza Italia ha chiesto formalmente agli amici del Pd di ammorbidire il nuovo Codice antimafia che allarga le maglie dei sequestri dei beni a chi risponde “soltanto” di corruzione o concussione, delitti sempre più difficili da distinguere da quelli delle nuove mafie. 3) Marcello Dell’Utri ha chiesto di tornare a casa anche lui per fantomatici motivi di salute, anche se dei 7 anni inflittigli per concorso esterno in associazione mafiosa ne ha scontati solo 3. 4) Lo stesso Dell’Utri ha ottenuto il permesso di farsi intervistare su La7 in una saletta del carcere, caso più unico che raro per un condannato detenuto per mafia e mai pentito, per definirsi “prigioniero politico” e benedire il governo Renzusconi prossimo venturo, mentre l’intrepido intervistatore lo chiamava “senatore”. 5) La Cassazione ha annullato le conseguenze della condanna definitiva di Bruno Contrada a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, in un “incidente di esecuzione” che non entra nel merito del verdetto e discute la colpevolezza, ma rende “ineseguibile e improduttiva di ogni effetto” la sua stessa pronuncia.
E così si associa a quanto stabilito nel 2015 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ritiene di fatto inesistente il reato di concorso esterno prima del 1994, perché fino ad allora (quando la Cassazione si pronunciò a sezioni unite) la giurisprudenza oscillava e gli uomini dello Stato non sapevano che vendersi alla mafia era reato. Il Contrada che oggi politici, tg e giornaloni ignoranti, smemorati o in malafede dipingono come un povero martireinnocente e perseguitato per un quarto di secolo dagli aguzzini in toga è l’uomo che una quarantina di giudici di funzioni e sedi diverse fino alla Cassazione, han giudicato colpevole di aver fatto per anni il trait d’union fra Stato e mafia.
Non solo per le accuse di una ventina di pentiti (le prime furono di Gaspare Mutolo davanti a Borsellino, assassinato due settimane dopo), ma pure da una gran quantità di autorevolissimi testimoni. Vari giudici raccontarono la diffidenza di Falcone e Borsellino nei confronti di “’u Dutturi”: Del Ponte, Caponnetto, Almerighi, Vito D’Ambrosio, Ayala, oltre a Laura Cassarà, vedova di Ninni (uno dei colleghi di Contrada alla Questura di Palermo assassinati dalla mafia mentre lui vi colludeva). Tutti a ripetere che Contrada passava informazioni a Cosa Nostra e incontrava boss come Rosario Riccobono e Calogero Musso. Nelle sentenze a suo carico si legge che Contrada concesse la patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco; agevolò la latitanza di Totò Riina e la fuga di Salvatore Inzerillo e John Gambino; ebbe rapporti privilegiati con Michele e Salvatore Greco; spifferò segreti d’indagine ai mafiosi in cambio di favori e regali (come i 10 milioni di lire accantonati nel bilancio di Cosa Nostra a Natale del 1981 per acquistare un’auto a una sua intima amica). Decisivo fu il caso di Oliviero Tognoli, l’imprenditore bresciano arrestato in Svizzera nel 1988 come riciclatore della mafia. Secondo Carla Del Ponte, che lo interrogò a Lugano con Falcone, Tognoli ammise che a farlo fuggire dall’Italia era stato Contrada. Ma poi, terrorizzato da quel nome, rifiutò di verbalizzare e in seguito ritrattò. Quattro mesi dopo Cosa Nostra tentò di assassinare Falcone e la Del Ponte all’Addaura.
Ora quest’uomo verrà risarcito dallo Stato con soldi nostri per i 10 anni trascorsi in carcere, riavrà a spese nostre la pensione di dirigente della Polizia che gli era stata revocata, oltre al diritto all’elettorato attivo e passivo (potrà votare e anche essere eletto). Ma non solo: tutti i condannati per concorso esterno, da Dell’Utri in giù, chiederanno lo stesso trattamento, cioè di salvarsi dalle conseguenze di sentenze anche definitive e tornare alla vita normale, magari anche in Parlamento, da sicuri colpevoli del gravissimo reato che hanno inoppugnabilmente commesso. Se qualcuno avesse ancora bisogno di prove sulla trattativa Stato-mafia avviata 25 anni da alcuni carabinieri del Ros e tuttoggi in pieno corso, è servito. Bisogna proprio avere l’anello al naso per non notare la repentina, vomitevole regressioneall’età della pietra dell’antimafia, quando Cosa Nostra ufficialmente non esisteva o era solo un’accozzaglia di rozzi e incolti professionisti della violenza senza complici nelle istituzioni, nella politica, nella finanza, nell’imprenditoria, nelle professioni, nella Chiesa: i “concorrenti esterni” che le hanno garantito due secoli di vita e potere, come a nessun’altra organizzazione criminale al mondo.
Il tutto avviene all’indomani del 25° anniversario dell’assassinio di Falcone e a pochi giorni da quello di via d’Amelio, costata la vita a Borsellino e ai suoi angeli custodi. Ora, con buona pace della Corte di Strasburgo che la mafia non l’ha mai vista neppure in cartolina, e della nostra Cassazione che invece dovrebbe saperne qualcosa, il reato di concorso esterno non è un’invenzione: è sempre esistito, come il concorso in omicidio, in rapina, in truffa, in corruzione ecc. Nel 1875, quando la Sicilia aveva una Cassazione tutta sua e la mafia si chiamava brigantaggio, già venivano condannati i suoi concorrenti esterni agrigentini per “complicità in associazione di malfattori”. Nel 1982 la legge Rognoni-La Torre creò finalmente il reato di associazione mafiosa (art. 416-bis del Codice penale) e subito dopo, nel 1987, il pool di Falcone e Borsellino contestò il concorso esterno in associazione mafiosa ai colletti bianchi di Cosa Nostra nella sentenza-ordinanza del maxiprocesso-ter. Poi bastò che finissero nei guai alcuni potenti, tipo Contrada (condannato), Carnevale (condannato in appello e assolto dai colleghi della Cassazione), Dell’Utri (condannato), Cosentino (condannato in primo grado) e compagnia bella, perché i loro concorrenti esterni nel Palazzo e nei giornali strillassero al reato inesistente, confuso, fumoso. Idiozie che fortunatamente quasi mai trovavano cittadinanza nei tribunali, nelle corti d’appello e in Cassazione.
Invece ora, all’improvviso, con le minacce di Graviano dal carcere e le larghe intese dietro l’angolo, si può dire e fare tutto. Anche mettere nero su bianco che uno stragista con 15 ergastoli sul groppone non deve morire in carcere, ma a casa sua. Anche sostenere, restando seri, che un superpoliziotto, già capo della Mobile e della Criminalpol a Palermo e poi numero 3 del Sisde, non sapeva che incontrare e favorire i boss, farli fuggire, avvertirli dei blitz dei colleghi (tutti ammazzati), restituirgli il porto d’armi, fosse reato: lo scoprì solo quando glielo disse la Cassazione a sezioni unite in un altro processo. E allora si battè una mano sulla fronte: “Cazzo, a saperlo per tempo non avrei lavorato tanti anni per la mafia prendendo lo stipendio dallo Stato! Ma non potevate dirmelo prima?”.
Questa vergogna senza eguali viene contrabbandata per “garantismo”, mentre scava un fossato ormai incolmabile fra diritto e giustizia, fra regola e prassi, fra imputati di serie A e di serie B, fra potenti e poveracci, fra ricchi e poveri. A furia di depenalizzare reati gravissimi, agevolare prescrizioni, allargare immunità, regalare franchigie ai soliti noti, è sempre più difficile accettare le sentenze di una giustizia forte coi deboli e debole coi forti. Il mese scorso un tizio di Palermo che aveva rubato un pezzo di formaggio in un supermercato di Mondello s’è beccato 16 mesi di galera senza la condizionale: cioè finirà in galera. E quelli che per anni (entro e non oltre il 1994) hanno venduto lo Stato alla mafia la faranno franca l’uno dopo l’altro. Si spera almeno che chi plaude o tace su questo schifo, il 19 luglio ci risparmi le solite corone di fiori in via d’Amelio. E abbia il coraggio di fare sulle tombe di Borsellino e Falcone ciò che fa di nascosto da 25 anni: sputarci sopra.
Fonte: QUI

domenica 9 luglio 2017

Davigo lascia la giunta dopo la nomina dell’ex Pd Tenaglia.


Il magistrato, due volte in Parlamento con il centrosinistra, è stato nominato dal Csm come presidente del Tribunale di Pordenone. L'ex pm di Mani Pulite, contrario alle toghe in politica: "Avevamo chiesto di non designare a funzioni giurisdizionali chi è stato eletto". Per Albamonte e il suo vice Sangermano si tratta di "neo populismo giudiziario"


È scontro tra Piercamillo Davigo ed Eugenio Albamonte, ex ed attuale presidente della Associazione nazionale magistrati. Tutto nasce dalla decisione di Autonomia e Indipendenza, gruppo a cui appartiene il pm di Mani Pulite, di lasciare la Giunta unitaria dell’Anm dopo poco più di un anno. La miccia è stata l’abbandono, la polemica è invece scoppiata attorno alle reali ragioni. Perché quando venerdì Davigo ha annunciato l’uscita di Michele Consiglio e del vice-segretario Francesco Valentini dall’organo di vertice dell’associazione ha spiegato che esiste “unadivergenza sostanziale sul ruolo dell’Anm, che non può ignorare il disagio dei colleghi di fronte all’incomprensibilità delle decisioni del Csm” sugli incarichi direttivi. Una ‘scusa’, secondo Albamonte, per nascondere “l’obiettivo di crearsi una verginità” da parte di un gruppo, quello guidato dal pm di Mani Pulite, “che ha posizioni caratteristiche del populismo“.
“Non possiamo condividere un indirizzo che su punti fondamentali non ci trova d’accordo – aveva spiegato Davigo – La tutela del prestigio del Csm si tiene aiutandolo a non farlo sbagliare. Non possiamo assistente inerti a quello che sta accadendo”. Motivazioni bollate subito come “gratuite e strumentali” da parte del vice presidente dell’Anm, Antonio Sangermano. “Dopo aver fatto il presidente per un anno e averci deliziato con i suoi anatemi, ha ora deciso di abbandonare l’unità associativa perché evidentemente non gli conviene più”, è la denuncia di Sangermano che ha poi invitato le componenti “responsabili” dell’Anm a proseguire “nel cammino unitario intrapreso senza cedere alla tentazione di inseguire il neo populismo giudiziario”. Parole a cui hanno fatto eco quelle di Magistratura Indipendente che accusa Davigo d’essere in “campagna elettorale permanente”.
A cosa si riferiva l’ex presidente dell’Anm? La ragione della rottura è legata alla nomina a presidente del Tribunale di Pordenone dell’ex parlamentare del centrosinistra Lanfranco Tenaglia, deputato prima con L’Ulivo e poi con il Partito Democratico tra il 2008 e il 2013 ministro della Giustizianel governo ombra voluto da Walter Veltroni. Lo ha spiegato anche in un’intervista a Repubblica, senza citare Tenaglia: “Abbiamo approvato un documento per chiedere al Parlamento di inserire nel ddl sulle toghe in politica l’obbligo di destinare a funzioni non giurisdizionali chi è stato eletto – dice l’ex presidente dell’Anm – Ma poi un magistrato che torna in ruolo dopo due mandati parlamentari viene proposto come presidente di un tribunale…”. A quel punto – continua Davigo che sulle toghe in politica si detto contrario anche nell’ultimo discorso da presidente – “abbiamo chiesto di intervenire visto che i gruppi al vertice dell’Anm sono gli stessi che al Csm fanno le nomine, per cui non ci possono essere posizioni diametralmente opposte”.
Ma la questione Tenaglia, secondo l’attuale presidente Albamonte, sarebbe solo un pretesto: “Davigo ha fatto il primo turno di presidenza, ha raccolto una visibilità personale e alla prima occasione ha abbandonato la nave – attacca – L’obiettivo è crearsi una verginità e attrarre l’elettorato su una prospettiva di chissà quale purezza”. Un giudizio molto critico quello espresso da Albamonte in un’intervista al quotidiano Il Tempo. Quanto alle presunte “ambizioni politiche” di Davigo, Albamonte ha osservato: “Mi è capitato di constatare che una serie di magistrati di Autonomia e Indipendenza e lo stesso Davigo hanno partecipato a iniziative pubbliche organizzate dal Movimento 5 Stelle, da ultima quella in cui Di Matteo ha detto di non candidarsi alle prossime politiche. Certo le posizioni del gruppo di Davigo hanno delle caratteristiche di populismo che potrebbero essere avvicinate ad altri tipi di populismo”.
La scelta dell’ex pm di Mani Pulite, ha continuato, “è un modo per affermare la sua differenza rispetto al resto della magistratura, ma se è così differente non vedo perché abbia accettato di essere fino a pochi mesi fa presidente di tutti i magistrati italiani”. La ragione, secondo Albamonte, risiederebbe invece nel fatto che “tra un anno ci sono le elezioni al Csm: alla scorsa tornata Autonomia e Indipendenza ha avuto solo un consigliere e il gruppo di Davigo pensa di farsi campagna elettorale dicendo che le cose fatte dai consiglieri degli altri gruppi sono illegittime”.
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mercoledì 21 giugno 2017

Sviluppato un vaccino contro il colesterolo: al via i test clinici


Un gruppo di ricercatori europei ha sviluppato e sperimentato con buoni risultati sugli animali un vaccino contro il colesterolo i danni vascolari ad esso collegati. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sull'European Heart Journal, in cui si annuncia l'avvio di test clinici su pazienti umani. Il vaccino, denominato AT04A, induce l'organismo a sviluppare anticorpi contro una molecola "cattiva", l'enzima PCSK9, che ostacola la ripulitura del sangue dall'eccesso di colesterolo cattivo, il cosiddetto Ldl.

Annientando l'enzima PCSK9, l'organismo vaccinato diviene più efficiente nel ripulire i vasi sanguigni dal colesterolo cattivo in eccesso. Nei topi da laboratorio, il vaccino ha ridotto del 53% il livello complessivo di colesterolo, del 64% il danno ai vasi sanguigni e del 21-28% le molecole che indicano presenza di infiammazione.

La ricerca potrebbe rappresentare una soluzione a lungo termine per tutti coloro che, per motivi ereditari o a causa di un'alimentazione scorretta, sono costretti ad assumere ogni giorno farmaci contro il colesterolo alto, che in alcuni casi possono anche procurare gravi effetti collaterali.

"Se i risultati saranno confermati anche sull'uomo - spiega lo scienziato Gunther Staffler - e se l'effetto del vaccino perdura a lungo dopo la somministrazione, si potrà sviluppare una terapia a lungo termine che, dopo la prima dose, necessiterà di una sola altra somministrazione nell'arco dell'anno".

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Vaccini: mamma querela Cecchi Paone


San Miniato, 20 giugno 2017 - Ormani la battaglia di mamma Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini non si ferma. Cristina Mori, madre di tre figli, di cui due gemelline, sanminiatese, è tornata nei giorni scorsi in diretta con la trasmissione Dalla vostra parte(Rete 4) dove ha dato vita ad un durissimo confronto con il giornalista Alessandro Cecchi Paoneche in apertura di collegamento ha detto: «Con i vaccini non stiamo facendo un favore alla multinazionali, ma ai bambini di tutto il mondo». Poi ha affrontato questa mamma sul quale si sono accesi i riflettori dopo che, nelle settimane scorse, ha pubblicato su Facebook un post e un video diventato virale in una manciata dove mostra gli effetti del vaccino sulle sue bambine. La signora Cristina è diventata una sorta di leader nazionale di quell’esercito di mamme e papà (e con loro alcune regioni) che in questi giorni si stanno scagliando contro le legge Lorenzin che, in mancanza di vaccini, oltre al diniego di iscrizione a scuola dei bambini da 0 a 6 anni, prevede multe dai 500 euro ai 7.500 euro per chi decide di non vaccinare i propri figli (fino ai 16 anni di età). A questa si deve aggiungere una denuncia al tribunale dei minori. Cosa chiede mamma Cristina? «Prima siano stati danneggiati dai vaccino e poi dalla legge...Non sono contro i vaccini, io credo nella loro importanza, ma voglio che si arrivi a prevedere screening pre vaccinali in modo che nessuno debba provare le paure che ho vissuto per le mie bambine».

Nello scambio di battute Cecchi Paone, replicando alla signora sui vaccini e sulla loro importanza, ha detto che quello che dice la Mori non ha alcun fondamento scientifico, «dice cose insensate», perché una reazione allergica la si può avere anche da una crema dopo sole: «Non ha avuto nessun danno, nessuno le darà una lira per questo, se è quello che vuole». «Lei è contro i vaccini». E così, come da Facebook è partita la battaglia di Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini, parte anche il duello con il noto conduttore e giornalista radiotelevisivo che rischia di avviarsi verso un’aula di giustizia: sulla sua pagina social la signora Mori annuncia che il suo legale ha la delega per denunciare «per diffamazione il signor Cecchi Paone e i soldi che dovrà dare devono andare tutti ai bambini dei genitori danneggiati». «Non permetto a nessuno di offendermi, io conosco i danni da vaccini e li ho provati sulla pelle delle mie figlie – aggiunge –. Non prendo e non chiedo niente per quest’esposizione a nessuno, io ho un lavoro e ho una famiglia e non uso il danno delle mie figlie». «Mi dispiace che la signora a cui volevo dare la mia solidarietà per la sua paura sia una militante antivaccini – ha aggiunto Paone –. Ci sono centinaia di milioni di bambini nel mondo che sono vivi grazie ai vaccini».

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domenica 11 giugno 2017

Beppe Grillo sulla #LeggeElettorale



 Ma dai, PD. Far saltare tutto per il Trentino Alto Adige. Ma potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta. Poi escono questi fantasmi dal passato, questo signore di 90 anni che ancora dà moniti e dice «non bisogna andare alle elezioni». Poi c’è De Benedetti, un imprenditore che ha causato catastrofi naturali nelle sue aziende, che dice «non bisogna andare a votare».

Dai Pd, siate sinceri. Diteci il perché. Ci sfugge un po’ questa cosa. Se ce lo dite, noi ci ritiriamo, e vi fate una leggina con lo psico-nano, con Dudu. Vi fate una bella leggina, democratica, meravigliosa, e fate quello che volete, coi vostri franchi, genuini e liberi tiratori. Prodi se li ricorda, eh!
Ditecelo, noi ci ritiriamo e vi fate una bella leggina come piace a voi. Democratica… Certo, non tutta l’Italia sarà coinvolta nella legge elettorale. Noi volevamo esagerare, avevamo pensato di coinvolgere tutta l’Italia. Ma noi siamo ancora indietro, voi siete avanti col pensiero.

La colpa? Non lo so. Questa è psicologia, è paranoia, siamo nel campo degli psicodrammi. Quindi, per seguirvi dovrei chiamare il mio neurologo che adesso è dall’analista.
Dai, ditecelo. Mandatemi anche due righe, giuro che non le pubblico. Ma spiegateci. Non volevate andare a votare? È colpa del maggioritario? Del proporzionale? 
Sarebbe stata una legge perfetta. Bella. E voi avreste goduto, anche. Ma siete masochisti, lo so. L’avevamo proposta noi e questo, per voi, era una gastrite neurologica. Non potevate sopportarlo.

Dai, fatemi una telefonata. Me lo dite, e noi ce ne andiamo in Trentino.


FONTE: QUI

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