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lunedì 10 luglio 2017

L’età della pietra (Marco Travaglio)


Appena il boss stragista Giuseppe Graviano, intercettato nell’ora d’aria, ha dato segni d’insofferenza e lanciato propositi di vendetta per le promesse non mantenute dai tanti che trattarono con Cosa Nostra per conto dello Statoe anche per conto proprio in attesa di farsi essi stessi Stato fra il 1992 e il ’94, nel biennio delle stragi, lo Stato non ha perso tempo e ha subito risposto. Con una sequenza di atti tutti formalmente legittimi, ma tutti impensabili fino a qualche mese fa. 1) La Cassazione ha respinto il diniego del Tribunale di sorveglianza di Bologna alla scarcerazione di Totò Riina, detenuto da 24 anni al 41-bis per scontare 15 ergastoli, invocando il suo diritto a una “morte dignitosa” nel letto di casa sua, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. 2) Forza Italia ha chiesto formalmente agli amici del Pd di ammorbidire il nuovo Codice antimafia che allarga le maglie dei sequestri dei beni a chi risponde “soltanto” di corruzione o concussione, delitti sempre più difficili da distinguere da quelli delle nuove mafie. 3) Marcello Dell’Utri ha chiesto di tornare a casa anche lui per fantomatici motivi di salute, anche se dei 7 anni inflittigli per concorso esterno in associazione mafiosa ne ha scontati solo 3. 4) Lo stesso Dell’Utri ha ottenuto il permesso di farsi intervistare su La7 in una saletta del carcere, caso più unico che raro per un condannato detenuto per mafia e mai pentito, per definirsi “prigioniero politico” e benedire il governo Renzusconi prossimo venturo, mentre l’intrepido intervistatore lo chiamava “senatore”. 5) La Cassazione ha annullato le conseguenze della condanna definitiva di Bruno Contrada a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, in un “incidente di esecuzione” che non entra nel merito del verdetto e discute la colpevolezza, ma rende “ineseguibile e improduttiva di ogni effetto” la sua stessa pronuncia.
E così si associa a quanto stabilito nel 2015 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ritiene di fatto inesistente il reato di concorso esterno prima del 1994, perché fino ad allora (quando la Cassazione si pronunciò a sezioni unite) la giurisprudenza oscillava e gli uomini dello Stato non sapevano che vendersi alla mafia era reato. Il Contrada che oggi politici, tg e giornaloni ignoranti, smemorati o in malafede dipingono come un povero martireinnocente e perseguitato per un quarto di secolo dagli aguzzini in toga è l’uomo che una quarantina di giudici di funzioni e sedi diverse fino alla Cassazione, han giudicato colpevole di aver fatto per anni il trait d’union fra Stato e mafia.
Non solo per le accuse di una ventina di pentiti (le prime furono di Gaspare Mutolo davanti a Borsellino, assassinato due settimane dopo), ma pure da una gran quantità di autorevolissimi testimoni. Vari giudici raccontarono la diffidenza di Falcone e Borsellino nei confronti di “’u Dutturi”: Del Ponte, Caponnetto, Almerighi, Vito D’Ambrosio, Ayala, oltre a Laura Cassarà, vedova di Ninni (uno dei colleghi di Contrada alla Questura di Palermo assassinati dalla mafia mentre lui vi colludeva). Tutti a ripetere che Contrada passava informazioni a Cosa Nostra e incontrava boss come Rosario Riccobono e Calogero Musso. Nelle sentenze a suo carico si legge che Contrada concesse la patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco; agevolò la latitanza di Totò Riina e la fuga di Salvatore Inzerillo e John Gambino; ebbe rapporti privilegiati con Michele e Salvatore Greco; spifferò segreti d’indagine ai mafiosi in cambio di favori e regali (come i 10 milioni di lire accantonati nel bilancio di Cosa Nostra a Natale del 1981 per acquistare un’auto a una sua intima amica). Decisivo fu il caso di Oliviero Tognoli, l’imprenditore bresciano arrestato in Svizzera nel 1988 come riciclatore della mafia. Secondo Carla Del Ponte, che lo interrogò a Lugano con Falcone, Tognoli ammise che a farlo fuggire dall’Italia era stato Contrada. Ma poi, terrorizzato da quel nome, rifiutò di verbalizzare e in seguito ritrattò. Quattro mesi dopo Cosa Nostra tentò di assassinare Falcone e la Del Ponte all’Addaura.
Ora quest’uomo verrà risarcito dallo Stato con soldi nostri per i 10 anni trascorsi in carcere, riavrà a spese nostre la pensione di dirigente della Polizia che gli era stata revocata, oltre al diritto all’elettorato attivo e passivo (potrà votare e anche essere eletto). Ma non solo: tutti i condannati per concorso esterno, da Dell’Utri in giù, chiederanno lo stesso trattamento, cioè di salvarsi dalle conseguenze di sentenze anche definitive e tornare alla vita normale, magari anche in Parlamento, da sicuri colpevoli del gravissimo reato che hanno inoppugnabilmente commesso. Se qualcuno avesse ancora bisogno di prove sulla trattativa Stato-mafia avviata 25 anni da alcuni carabinieri del Ros e tuttoggi in pieno corso, è servito. Bisogna proprio avere l’anello al naso per non notare la repentina, vomitevole regressioneall’età della pietra dell’antimafia, quando Cosa Nostra ufficialmente non esisteva o era solo un’accozzaglia di rozzi e incolti professionisti della violenza senza complici nelle istituzioni, nella politica, nella finanza, nell’imprenditoria, nelle professioni, nella Chiesa: i “concorrenti esterni” che le hanno garantito due secoli di vita e potere, come a nessun’altra organizzazione criminale al mondo.
Il tutto avviene all’indomani del 25° anniversario dell’assassinio di Falcone e a pochi giorni da quello di via d’Amelio, costata la vita a Borsellino e ai suoi angeli custodi. Ora, con buona pace della Corte di Strasburgo che la mafia non l’ha mai vista neppure in cartolina, e della nostra Cassazione che invece dovrebbe saperne qualcosa, il reato di concorso esterno non è un’invenzione: è sempre esistito, come il concorso in omicidio, in rapina, in truffa, in corruzione ecc. Nel 1875, quando la Sicilia aveva una Cassazione tutta sua e la mafia si chiamava brigantaggio, già venivano condannati i suoi concorrenti esterni agrigentini per “complicità in associazione di malfattori”. Nel 1982 la legge Rognoni-La Torre creò finalmente il reato di associazione mafiosa (art. 416-bis del Codice penale) e subito dopo, nel 1987, il pool di Falcone e Borsellino contestò il concorso esterno in associazione mafiosa ai colletti bianchi di Cosa Nostra nella sentenza-ordinanza del maxiprocesso-ter. Poi bastò che finissero nei guai alcuni potenti, tipo Contrada (condannato), Carnevale (condannato in appello e assolto dai colleghi della Cassazione), Dell’Utri (condannato), Cosentino (condannato in primo grado) e compagnia bella, perché i loro concorrenti esterni nel Palazzo e nei giornali strillassero al reato inesistente, confuso, fumoso. Idiozie che fortunatamente quasi mai trovavano cittadinanza nei tribunali, nelle corti d’appello e in Cassazione.
Invece ora, all’improvviso, con le minacce di Graviano dal carcere e le larghe intese dietro l’angolo, si può dire e fare tutto. Anche mettere nero su bianco che uno stragista con 15 ergastoli sul groppone non deve morire in carcere, ma a casa sua. Anche sostenere, restando seri, che un superpoliziotto, già capo della Mobile e della Criminalpol a Palermo e poi numero 3 del Sisde, non sapeva che incontrare e favorire i boss, farli fuggire, avvertirli dei blitz dei colleghi (tutti ammazzati), restituirgli il porto d’armi, fosse reato: lo scoprì solo quando glielo disse la Cassazione a sezioni unite in un altro processo. E allora si battè una mano sulla fronte: “Cazzo, a saperlo per tempo non avrei lavorato tanti anni per la mafia prendendo lo stipendio dallo Stato! Ma non potevate dirmelo prima?”.
Questa vergogna senza eguali viene contrabbandata per “garantismo”, mentre scava un fossato ormai incolmabile fra diritto e giustizia, fra regola e prassi, fra imputati di serie A e di serie B, fra potenti e poveracci, fra ricchi e poveri. A furia di depenalizzare reati gravissimi, agevolare prescrizioni, allargare immunità, regalare franchigie ai soliti noti, è sempre più difficile accettare le sentenze di una giustizia forte coi deboli e debole coi forti. Il mese scorso un tizio di Palermo che aveva rubato un pezzo di formaggio in un supermercato di Mondello s’è beccato 16 mesi di galera senza la condizionale: cioè finirà in galera. E quelli che per anni (entro e non oltre il 1994) hanno venduto lo Stato alla mafia la faranno franca l’uno dopo l’altro. Si spera almeno che chi plaude o tace su questo schifo, il 19 luglio ci risparmi le solite corone di fiori in via d’Amelio. E abbia il coraggio di fare sulle tombe di Borsellino e Falcone ciò che fa di nascosto da 25 anni: sputarci sopra.
Fonte: QUI

domenica 9 luglio 2017

Davigo lascia la giunta dopo la nomina dell’ex Pd Tenaglia.


Il magistrato, due volte in Parlamento con il centrosinistra, è stato nominato dal Csm come presidente del Tribunale di Pordenone. L'ex pm di Mani Pulite, contrario alle toghe in politica: "Avevamo chiesto di non designare a funzioni giurisdizionali chi è stato eletto". Per Albamonte e il suo vice Sangermano si tratta di "neo populismo giudiziario"


È scontro tra Piercamillo Davigo ed Eugenio Albamonte, ex ed attuale presidente della Associazione nazionale magistrati. Tutto nasce dalla decisione di Autonomia e Indipendenza, gruppo a cui appartiene il pm di Mani Pulite, di lasciare la Giunta unitaria dell’Anm dopo poco più di un anno. La miccia è stata l’abbandono, la polemica è invece scoppiata attorno alle reali ragioni. Perché quando venerdì Davigo ha annunciato l’uscita di Michele Consiglio e del vice-segretario Francesco Valentini dall’organo di vertice dell’associazione ha spiegato che esiste “unadivergenza sostanziale sul ruolo dell’Anm, che non può ignorare il disagio dei colleghi di fronte all’incomprensibilità delle decisioni del Csm” sugli incarichi direttivi. Una ‘scusa’, secondo Albamonte, per nascondere “l’obiettivo di crearsi una verginità” da parte di un gruppo, quello guidato dal pm di Mani Pulite, “che ha posizioni caratteristiche del populismo“.
“Non possiamo condividere un indirizzo che su punti fondamentali non ci trova d’accordo – aveva spiegato Davigo – La tutela del prestigio del Csm si tiene aiutandolo a non farlo sbagliare. Non possiamo assistente inerti a quello che sta accadendo”. Motivazioni bollate subito come “gratuite e strumentali” da parte del vice presidente dell’Anm, Antonio Sangermano. “Dopo aver fatto il presidente per un anno e averci deliziato con i suoi anatemi, ha ora deciso di abbandonare l’unità associativa perché evidentemente non gli conviene più”, è la denuncia di Sangermano che ha poi invitato le componenti “responsabili” dell’Anm a proseguire “nel cammino unitario intrapreso senza cedere alla tentazione di inseguire il neo populismo giudiziario”. Parole a cui hanno fatto eco quelle di Magistratura Indipendente che accusa Davigo d’essere in “campagna elettorale permanente”.
A cosa si riferiva l’ex presidente dell’Anm? La ragione della rottura è legata alla nomina a presidente del Tribunale di Pordenone dell’ex parlamentare del centrosinistra Lanfranco Tenaglia, deputato prima con L’Ulivo e poi con il Partito Democratico tra il 2008 e il 2013 ministro della Giustizianel governo ombra voluto da Walter Veltroni. Lo ha spiegato anche in un’intervista a Repubblica, senza citare Tenaglia: “Abbiamo approvato un documento per chiedere al Parlamento di inserire nel ddl sulle toghe in politica l’obbligo di destinare a funzioni non giurisdizionali chi è stato eletto – dice l’ex presidente dell’Anm – Ma poi un magistrato che torna in ruolo dopo due mandati parlamentari viene proposto come presidente di un tribunale…”. A quel punto – continua Davigo che sulle toghe in politica si detto contrario anche nell’ultimo discorso da presidente – “abbiamo chiesto di intervenire visto che i gruppi al vertice dell’Anm sono gli stessi che al Csm fanno le nomine, per cui non ci possono essere posizioni diametralmente opposte”.
Ma la questione Tenaglia, secondo l’attuale presidente Albamonte, sarebbe solo un pretesto: “Davigo ha fatto il primo turno di presidenza, ha raccolto una visibilità personale e alla prima occasione ha abbandonato la nave – attacca – L’obiettivo è crearsi una verginità e attrarre l’elettorato su una prospettiva di chissà quale purezza”. Un giudizio molto critico quello espresso da Albamonte in un’intervista al quotidiano Il Tempo. Quanto alle presunte “ambizioni politiche” di Davigo, Albamonte ha osservato: “Mi è capitato di constatare che una serie di magistrati di Autonomia e Indipendenza e lo stesso Davigo hanno partecipato a iniziative pubbliche organizzate dal Movimento 5 Stelle, da ultima quella in cui Di Matteo ha detto di non candidarsi alle prossime politiche. Certo le posizioni del gruppo di Davigo hanno delle caratteristiche di populismo che potrebbero essere avvicinate ad altri tipi di populismo”.
La scelta dell’ex pm di Mani Pulite, ha continuato, “è un modo per affermare la sua differenza rispetto al resto della magistratura, ma se è così differente non vedo perché abbia accettato di essere fino a pochi mesi fa presidente di tutti i magistrati italiani”. La ragione, secondo Albamonte, risiederebbe invece nel fatto che “tra un anno ci sono le elezioni al Csm: alla scorsa tornata Autonomia e Indipendenza ha avuto solo un consigliere e il gruppo di Davigo pensa di farsi campagna elettorale dicendo che le cose fatte dai consiglieri degli altri gruppi sono illegittime”.
Fonte: QUI

mercoledì 21 giugno 2017

Sviluppato un vaccino contro il colesterolo: al via i test clinici


Un gruppo di ricercatori europei ha sviluppato e sperimentato con buoni risultati sugli animali un vaccino contro il colesterolo i danni vascolari ad esso collegati. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sull'European Heart Journal, in cui si annuncia l'avvio di test clinici su pazienti umani. Il vaccino, denominato AT04A, induce l'organismo a sviluppare anticorpi contro una molecola "cattiva", l'enzima PCSK9, che ostacola la ripulitura del sangue dall'eccesso di colesterolo cattivo, il cosiddetto Ldl.

Annientando l'enzima PCSK9, l'organismo vaccinato diviene più efficiente nel ripulire i vasi sanguigni dal colesterolo cattivo in eccesso. Nei topi da laboratorio, il vaccino ha ridotto del 53% il livello complessivo di colesterolo, del 64% il danno ai vasi sanguigni e del 21-28% le molecole che indicano presenza di infiammazione.

La ricerca potrebbe rappresentare una soluzione a lungo termine per tutti coloro che, per motivi ereditari o a causa di un'alimentazione scorretta, sono costretti ad assumere ogni giorno farmaci contro il colesterolo alto, che in alcuni casi possono anche procurare gravi effetti collaterali.

"Se i risultati saranno confermati anche sull'uomo - spiega lo scienziato Gunther Staffler - e se l'effetto del vaccino perdura a lungo dopo la somministrazione, si potrà sviluppare una terapia a lungo termine che, dopo la prima dose, necessiterà di una sola altra somministrazione nell'arco dell'anno".

Fonte: QUI


Vaccini: mamma querela Cecchi Paone


San Miniato, 20 giugno 2017 - Ormani la battaglia di mamma Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini non si ferma. Cristina Mori, madre di tre figli, di cui due gemelline, sanminiatese, è tornata nei giorni scorsi in diretta con la trasmissione Dalla vostra parte(Rete 4) dove ha dato vita ad un durissimo confronto con il giornalista Alessandro Cecchi Paoneche in apertura di collegamento ha detto: «Con i vaccini non stiamo facendo un favore alla multinazionali, ma ai bambini di tutto il mondo». Poi ha affrontato questa mamma sul quale si sono accesi i riflettori dopo che, nelle settimane scorse, ha pubblicato su Facebook un post e un video diventato virale in una manciata dove mostra gli effetti del vaccino sulle sue bambine. La signora Cristina è diventata una sorta di leader nazionale di quell’esercito di mamme e papà (e con loro alcune regioni) che in questi giorni si stanno scagliando contro le legge Lorenzin che, in mancanza di vaccini, oltre al diniego di iscrizione a scuola dei bambini da 0 a 6 anni, prevede multe dai 500 euro ai 7.500 euro per chi decide di non vaccinare i propri figli (fino ai 16 anni di età). A questa si deve aggiungere una denuncia al tribunale dei minori. Cosa chiede mamma Cristina? «Prima siano stati danneggiati dai vaccino e poi dalla legge...Non sono contro i vaccini, io credo nella loro importanza, ma voglio che si arrivi a prevedere screening pre vaccinali in modo che nessuno debba provare le paure che ho vissuto per le mie bambine».

Nello scambio di battute Cecchi Paone, replicando alla signora sui vaccini e sulla loro importanza, ha detto che quello che dice la Mori non ha alcun fondamento scientifico, «dice cose insensate», perché una reazione allergica la si può avere anche da una crema dopo sole: «Non ha avuto nessun danno, nessuno le darà una lira per questo, se è quello che vuole». «Lei è contro i vaccini». E così, come da Facebook è partita la battaglia di Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini, parte anche il duello con il noto conduttore e giornalista radiotelevisivo che rischia di avviarsi verso un’aula di giustizia: sulla sua pagina social la signora Mori annuncia che il suo legale ha la delega per denunciare «per diffamazione il signor Cecchi Paone e i soldi che dovrà dare devono andare tutti ai bambini dei genitori danneggiati». «Non permetto a nessuno di offendermi, io conosco i danni da vaccini e li ho provati sulla pelle delle mie figlie – aggiunge –. Non prendo e non chiedo niente per quest’esposizione a nessuno, io ho un lavoro e ho una famiglia e non uso il danno delle mie figlie». «Mi dispiace che la signora a cui volevo dare la mia solidarietà per la sua paura sia una militante antivaccini – ha aggiunto Paone –. Ci sono centinaia di milioni di bambini nel mondo che sono vivi grazie ai vaccini».

Fonte: QUI

domenica 11 giugno 2017

Beppe Grillo sulla #LeggeElettorale



 Ma dai, PD. Far saltare tutto per il Trentino Alto Adige. Ma potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta. Poi escono questi fantasmi dal passato, questo signore di 90 anni che ancora dà moniti e dice «non bisogna andare alle elezioni». Poi c’è De Benedetti, un imprenditore che ha causato catastrofi naturali nelle sue aziende, che dice «non bisogna andare a votare».

Dai Pd, siate sinceri. Diteci il perché. Ci sfugge un po’ questa cosa. Se ce lo dite, noi ci ritiriamo, e vi fate una leggina con lo psico-nano, con Dudu. Vi fate una bella leggina, democratica, meravigliosa, e fate quello che volete, coi vostri franchi, genuini e liberi tiratori. Prodi se li ricorda, eh!
Ditecelo, noi ci ritiriamo e vi fate una bella leggina come piace a voi. Democratica… Certo, non tutta l’Italia sarà coinvolta nella legge elettorale. Noi volevamo esagerare, avevamo pensato di coinvolgere tutta l’Italia. Ma noi siamo ancora indietro, voi siete avanti col pensiero.

La colpa? Non lo so. Questa è psicologia, è paranoia, siamo nel campo degli psicodrammi. Quindi, per seguirvi dovrei chiamare il mio neurologo che adesso è dall’analista.
Dai, ditecelo. Mandatemi anche due righe, giuro che non le pubblico. Ma spiegateci. Non volevate andare a votare? È colpa del maggioritario? Del proporzionale? 
Sarebbe stata una legge perfetta. Bella. E voi avreste goduto, anche. Ma siete masochisti, lo so. L’avevamo proposta noi e questo, per voi, era una gastrite neurologica. Non potevate sopportarlo.

Dai, fatemi una telefonata. Me lo dite, e noi ce ne andiamo in Trentino.


FONTE: QUI

sabato 10 giugno 2017

DOPO SEI (6) ANNI LA CORTE DEI CONTI SCOPRE IL CASO DERIVATI



"Sconcertante". E' la parola che descrive meglio la vicenda che tra il 2011 e il 2012 ha portato lo Stato italiano a versare nelle casse della banca d'affari, Morgan Stanley, 3,1 miliardi di euro pubblici per chiudere quattro contratti derivati e rinegoziare due coperture sulle valute. A scriverla nell'inedito atto di citazione è la Corte dei Conti che ha contestato ai presunti colpevoli un danno allo Stato di 4,1 miliardi e che il mese scorso ha spedito la Guardia di finanza al Ministero dell'Economia a raccogliere altri documenti.

Eppure, dopo cinque anni, Morgan Stanley continua a far parte dell'elenco degli specialisti che insieme con il Tesoro gestiscono il debito pubblico e il direttore del dipartimento è ancora Maria Cannata. L'elenco delle banche è stato rivisto nel 2016, ne sono uscite Credit Suisse e Commerzbank, mentre Morgan Stanley è rimasta tra gli specialisti. Cannata, invece, nella veste di direttore del debito pubblico, continua, ininterrottamente dal 2000, a trattare emissioni e derivati con le principali banche del mondo.

Anche dopo aver fatto sottoscrivere al Tesoro contratti che la Corte dei conti ha definito speculativi, perché lasciavano non allo Stato, ma alle banche, la scelta di attivarli. E li attivavano solo se favorevoli a loro: per una commissione di 47 milioni nel 2004, Morgan Stanley nel 2012 ha incassato un miliardo su un solo derivato.
maria cannata

Secondo la Corte dei conti, la banca sarebbe responsabile del 70% dei danni causati, mentre il restante 30% se lo suddividono Cannata, con un ruolo preponderante (un miliardo di euro), il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli.

La colpa di Morgan Stanley è di essersi approfittata del suo ruolo di specialista, un compito che viene regolato dalla legge. Tra i vantaggi di esserlo, c'è quello di poter stipulare contratti derivati con lo Stato italiano. Ma esistono anche degli obblighi che la banca Usa avrebbe tranquillamente disatteso. Gli specialisti non sono semplici collocatori di Buoni del Tesoro, devono contribuire alla gestione del debito pubblico, alle scelte di emissione "anche mediante attività di consulenza e ricerca" (Dm 13 maggio 1999, n.219).

Morgan Stanley doveva aiutare il Tesoro a gestire il debito nel tempo, trovando di volta in volta le soluzioni migliori per ridurlo. Nel 2011 la banca Usa aveva 19 contratti derivati aperti con lo Stato italiano, in diverse valute pari a oltre 10 miliardi di euro, 2,2 miliardi di sterline, 1,1 miliardi di franchi svizzeri e 2 miliardi di dollari, con durate dai 10 ai 40 anni.

Prima, nel 1994, quando al Tesoro c'era ancora Mario Draghi, Morgan Stanley aveva ottenuto la possibilità di uscire da tutti i contratti derivati qualora il valore della sua esposizione creditizia nei confronti della Repubblica avesse superato una soglia che variava dai 50 ai 150 milioni a seconda del rating dello Stato italiano.

Diciassette anni dopo la banca decide di azionare la clausola e chiuderli tutti, contravvenendo al suo ruolo di "gestore del debito " di lungo periodo: "ha commesso - scrive la Corte - palesi violazioni dei principi di correttezza e buona fede nell'esecuzione contrattuale". La banca ha cercato di giustificare la sua scelta con il repentino aumento dello spread, quello che portò alla caduta di Berlusconi e all'arrivo di Monti; ma per l'accusa la motivazione non regge, perché la clausola di risoluzione non era per nulla legata allo spread, ma all'aumento dell'esposizione della banca, la cui soglia era stata già superata da almeno dieci anni, e al cambiamento di rating dell'Italia, che però avvenne a opera di S&P e Moody's ben dopo la risoluzione dei contratti.

I dirigenti del Tesoro, invece, hanno altre colpe, prima fra tutte "la negligenza". "Personalmente - dichiara a verbale Cannata - non avevo conoscenza di tale clausola sino al momento in cui non abbiamo dovuto assorbire il pacchetto dei contratti ex Ispa (2006)". Eppure la dirigente aveva firmato tutti i contratti e, in conflitto di interesse, anche i relativi decreti di approvazione. E ha continuato a firmarli anche dopo, aumentando il rischio per i contribuenti. Il Tesoro non predispone nemmeno le garanzie collaterali (soldi o titoli) che per contratto avrebbero potuto neutralizzare la chiusura dei derivati.
draghi derivati

Di fronte a un pegno vincolato, una sorta di garanzia che i soldi c'erano, Morgan Stanley non poteva agire. Dall'inchiesta, però, è emerso che il Tesoro non solo non era capace di predisporre i collaterali, ma aveva perfino "carenza di risorse strumentali e di personale adeguato", tanto da non essere in grado di ponderare il rischio dei contratti che andava sottoscrivendo.

Il Tesoro era in balia della banca: nel 2008 si accolla un derivato Ispa, peggiorando a suo danno le condizioni contrattuali e accetta di cambiare come controparte Morgan Stanley derivative products con Morgan Stanley & Co International, che a differenza della prima, che manterrà il rating A fino a dicembre 2009, nello stesso 2008 viene declassata per ben due volte sotto il livello minimo di eleggibilità.

La situazione di deferenza del Tesoro è evidente. Anche nella chiusura dei derivati: accetta di dividere in due l'operazione con un aggravio di oltre 500 milioni. Del resto gestire 2.200 miliardi di debito pubblico senza l'intermediazione delle banche d'affari è impossibile. Chi ha debiti, è da sempre in mano alle banche. Come vadano, poi, le carriere dei direttori del Tesoro è sotto gli occhi di tutti: Draghi approdò in Goldman Sachs, Siniscalco in Morgan Stanley e Grilli in Jp Morgan.

FONTE: QUI

venerdì 9 giugno 2017

Blu Whale il Web inchioda Le Iene ?


Poco dopo il servizio trasmesso dal programma televisivo LE IENE, il quale parlava di un argomento molto preoccupante, nello specifico quello sulla "BluWhaleChallenge", sul web è emerso un video il quale evidenzia la falsità dei filmati interni allo stesso servizio il quale porterà lo stesso inviato Matteo Viviani a rispondere alle "accuse" che si evidenziano sempre più su tutto il web e non solo.

Clicca l immagine o il link sottostante per accedere al video

                            

                                LINK VIDEO UFFICIALE


Blue Whale, parla Matteo Viviani de Le Iene: “Sì, i video russi sono falsi ma il pericolo c’è”
Parla l’autore delle “Iene” che ha raccontato il gioco del suicidio. Prima del servizio zero casi, dopo forse sì. Soltanto emulazione?
“Sai che sul web in molti definiscono il tuo servizio sul Blue Whale la nuova bufala de Le Iene, paragonandolo al caso stamina? “Ma per favore. La gente guarda il dito anziché la luna”. Matteo Viviani si difende con le unghie dalle accuse che molti giornali e siti gli hanno mosso negli ultimi giorni: aver parlato di suicidi giovanili legati al web in maniera imprecisa, senza prove, con video falsi e con un sensazionalismo pericoloso per via dei rischi di emulazione.

Il 14 maggio Viviani ha svelato in un servizio di grande impatto emotivo il fenomeno del Blue Whale: una sorta di gioco psicologico che attraverso il superamento di 50 prove in 50 giorni istigherebbe gli adolescenti al suicidio.

Si inizia con l’autolesionismo (tagli su pancia e braccia), per poi passare alla visione di film horror fino a buttarsi dal palazzo più alto della città il cinquantesimo giorno (possibilmente ripresi da una videocamera). Nato in Russia, dove tale Phillip Budeikin è stato arrestato perché accusato di essere l’inventore del gioco e di aver istigato alcuni ragazzi al suicidio, il fenomeno, secondo Viviani, si starebbe espandendo ovunque, Italia compresa.

Il servizio di Viviani era confezionato con maestria: un inizio d’effetto con le immagini di adolescenti in cima a palazzi che non esitano a lanciarsi e corpi schiantati. Viviani intervistava poi due mamme russe le cui due figlie si sarebbero suicidate per questo gioco. La sera in cui il servizio è andato in onda, sul web c’è stata una reazione forte. Da quel momento, caso strano, sono cominciati casi su casi di Blue Whale in Italia.

Matteo, perché quei video bufala?
Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio.

Erano sconvolgenti, ma erano un falso.
Era solo il punto di partenza, cambiava qualcosa se mettevo un voice over di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati al Blue whale?

Direi di sì. Come documentato dal sito “Valigia blu” nessuno in Italia prima del 14 maggio cercava “Blue Whale” su Google e dopo c’è stato un picco di ricerche. Non hai paura di aver diffuso tu il fenomeno?
Ieri sono andato in una classe e ho chiesto quanti conoscessero il Blue Whale prima del mio servizio. La metà degli alunni ha alzato la mano. Noi adulti ignoriamo parte del web, specie quella popolata dai giovanissimi.

Come mai la polizia ha cominciato a sventare suicidi legati a Blue Whale solo dopo il tuo servizio?
La polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi aveva iniziato prima…

Di dov’è questa ragazzina?
Non si può dire per una ragione di privacy.

Leggo altri casi di interventi della polizia tutti successivi al servizio. E prima?
La polizia non aveva mai sentito parlare di Blue Whale.

Sai che il ragazzino di Livorno citato nel tuo servizio, secondo le indagini, non si è suicidato per il Blue Whale?
Ma noi abbiamo premesso che il legame col Blue Whale era la versione del suo amico e che era solo il punto di partenza del servizio.

Un punto di partenza falso.
In Russia i suicidi ci sono stati, in Ucraina ne sono stati accertati 4. Lo dice la polizia.

In Russia l’arrestato per il Blue Whale era collegato a una sola istigazione al suicidio delle 130 che gli erano state contestate.
È difficile fare indagini quando i server sono sparsi nel mondo e si utilizza Tor per navigare…

Però non si può spacciare un sospetto per una notizia.
La polizia italiana ha confermato l’esistenza di un allarme sociale e mi ha ringraziato per l’attenzione che ho portato sul fenomeno.

Non ti sei posto il problema di aver innescato tu l’emulazione?
Allora non dobbiamo dare più notizie neppure sul bullismo o sul femminicidio?

L’emulazione nel campo dei suicidi giovanili è un fenomeno accertato.
Non posso praticare l’omertà su un argomento e se ho contribuito a salvare anche una sola persona, il mio è stato un lavoro prezioso.

L’Oms ha fornito regole ai media su come trattare l’argomento suicidio giovanile per evitare il rischio emulazione. Punto primo: evitare il sensazionalismo. Ma quei finti video di suicidi erano sensazionalismo puro.
Le Iene hanno questo tipo di narrazione. Ti potrei mostrare tanti altri servizi confezionati così, scegliamo di raccontare la verità in modo crudo. Abbiamo eliminato immagini trovate sul web di tagli sul corpo mostruosi.

L’autolesionismo è sempre esistito, anche se non si chiamava Blue Whale.
Mica giochi al Blue Whale solo se ti suicidi.


È lo scopo, in teoria, altrimenti si parlerebbe di gioco che istiga
Cercare le debolezze nel servizio o certi titoli tipo “Le Iene incastrate nella loro falsità dal web” abbassano l’allerta su questo fenomeno che, secondo me, è anche più grave di come l’ho raccontato.

Sarà. Però la sensazione è che si sia passati da “Le iene portano bene” a (in questo caso) “Le iene non ne escono bene”.

FONTI: QUI 1   QUI 2

mercoledì 7 giugno 2017

Totò o curto e la morte dignitosa


Qui sotto troverete uno stralcio delle dichiarazioni di un picciotto di Toto' Riina durante i suoi interrogatori. E adesso o' curto vuole una morte dignitosa, vegliato dai suoi cari. E lasciamo anche perdere Falcone, Borsellino e tutti gli altri, facciamo conto che c'era una guerra..

...Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho butttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ .
(…)
Il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi.
(…)
Io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra.
(…)
Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire...

Dagli interrogatori di Vincenzo Chiodo

FONTE: QUI

mercoledì 10 maggio 2017

I sussidi familiari previsti per unioni civili e convivenze


I partner in unione civile hanno diritto all’assegno al nucleo familiare con le stesse regole previste per i coniugi, mentre per le convivenze di fatto bisogna fare riferimento al contratto stipulato fra i due partner: l’INPS dettaglia con tutte le casistiche previste (presenza di figli, precedenti matrimoni) e le conseguenti regole per l’erogazione dei sussidi al reddito nella circolare 84/2017, che recepisce le norme contenute nella legge 76/2016 (Unioni civili e convivenze di fatto).

La prestazione, introdotta dal Dl 69/1988, è riconosciuta a famiglie di lavoratori dipendenti o pensionati con un reddito complessivo inferiore a determinate soglie. L’importo dell’assegno varia a seconda del reddito IRPEF e della composizione del nucleo familiare, in base a precise tabelle che vengono pubblicate annualmente dall’INPS (il riferimento fino al 30 giugno 2017 è la circolare INPS 92/2016). Le categorie di lavoratori a cui spetta: contratti da lavoro dipendente, anche agricolo, lavori domestici, iscritti alla gestione separata, pensionati (fondi da lavoro dipendenti, ed ex Enpals), altri titolari di prestazioni previdenziali, lavoratori in altre situazioni di pagamento diretto.

Ecco come funziona nel caso dei partner unioni civili:

un solo partner dipendente o pensionato: valgono le stesse regole previste per il matrimonio, per cui l’assegno nucleo familiare spetta per il partner privo di posizione tutelata;
figli da rapporto precedente: ai figli è garantito il trattamento su una delle due posizione dei genitori, indipendentemente dal fatto che sia poi intervenuta un’unione civile. Se però i genitori naturali sono separati e sono entrambi privi di una posizione tutelata, la successiva unione civile di uno dei due con un partner lavoratore dipendente o titolare di prestazione previdenziale sostitutiva, garantisce il diritto alla prestazione per i figli dell’altra parte dell’unione civile;
figli dopo l’unione: sussiste il diritto alla prestazione nel caso in cui il figlio sia inserito nel nucleo familiare che si forma con l’unione civile, anche attraverso la procedura di affidamento prevista dall’articolo 252 del codice civile;
scioglimento unione civile: la circolare si limita a precisare che il diritto è regolato in conformità a quanto previsto dal codice civile (quindi, equiparando i diritti a quelli previsti per i coniugi). Per quanto riguarda il caso di figli nati da uno dei due partner in seguito all’unione civile, la questione è stata sottoposta al ministero del Lavoro;
Per quanto riguarda i conviventi di fatto, il diritto alla prestazione dipende dalle clausole previste dal contratto di convivenza (previsto dal comma 50, articolo 1, legge 76/2016), dal quale deve emergere con chiarezza l’entità dell’apporto economico di ciascuno alla vita in comune.

La circolare INPS chiarisce infine che ai partner dell’unione civile spetta anche l’assegno per il congedo matrimoniale (otto giorni da fruire entro i 30 giorni successivi alla data dell’evento).

Per tutte le prestazioni sopra elencate, la domanda si presenta telematicamente all’INPS seguendo le procedure già esistenti, specificando lo stato di coniuge unito civilmente, oppure convivente di fatto. Importante: un matrimonio fra due persone dello stesso sesso celebrato all’estero, in Italia produce gli effetti dell’unione civile.

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martedì 9 maggio 2017

Riciclaggio, sigilli a un noto ristorante di Roma


In manette il titolare, un commercialista e direttore banca
Roma, 9 mag. (askanews) – Gli agenti della Squadra Mobile di Roma ed i Finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Roma su richiesta della locale Dda, a carico di sei soggetti ritenuti responsabili dei reati di intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro di provenienza illecita.
E’ in corso di esecuzione anche il decreto di sequestro preventivo di numerosi beni, locali e conti correnti, tra cui il ristorante “Assunta Madre” che si trova nel centro di Roma.
Tra le persone finite in manette ci sono il titolare, un direttore di banca ed un commercialista.
I particolari dell’operazione verranno illustrati, alla presenza del Procuratore Aggiunto della Dda, Michele Prestipino, in una conferenza stampa che si terrà alle 11 in Questura.

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venerdì 5 maggio 2017

Salvato raro esemplare di orangotango albino


Occhi azzurri, pelo chiaro, quasi bianco: un rarissimo esemplare di orangotango albino è stato salvato a un gruppo di volontari in Borneo. L’animale, una femmina di cinque anni, era stato catturato da alcuni abitanti in un villaggio in Indonesia.

Un animale rarissimo, proprio per la colorazione del suo pelo, praticamente bianco, e gli occhi chiari, sensibili alla luce. I volontari della Borneo Orangutan Survival Foundation hanno spiegato che è il primo orangotango albino a essere salvato. «Continueremo a tenerla sotto controllo per capire le sue condizioni di salute» spiegano. «Era stata catturata da un gruppo di locali due giorni fa ma continua ad avere gli stessi comportamenti normali per un animale che vive libero, quindi ci sono buone possibilità che possa essere presto restituita al suo habitat naturale». Gli orangotanghi albini sono estremamente rari, circa un esemplare su 10mila.

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mercoledì 3 maggio 2017

Zlatan Ibrahimovic, incredibile decisione


Strappa applausi in Inghilterra il gesto di Zlatan Ibrahimovic, che ha rifiutato il prolungamento di contratto da 13 milioni di sterline che gli aveva proposto il Manchester United dopo il grave infortunio al ginocchio. 

Secondo il tabloid Sun, Ibra ha giustificato la decisione di non firmare la nuova intesa con i 'Red Devils' a causa della lunga convalescenza che lo attende. L'infortunio al ginocchio subito contro l'Anderlecht in Europa League costringerà lo svedese a un lungo stop, fino a 9 mesi: un periodo durante il quale a Ibra sembra ingiusto guadagnare così tanto (oltre 15 milioni di euro), nonostante la riconoscenza meritata con una prima stagione all'Old Trafford da incorniciare (28 gol tra tutte le competizioni). 

All'origine del rifiuto allo United si potrebbe però anche nascondere la tentazione di trasferirsi negli Stati Uniti, dove peraltro la punta di Malmoe ha deciso di farsi operare. La Major League lo corteggia da tempo.

Per José Mourinho, Ibra tornerà: "Stiamo parlando di un ragazzo mentalmente molto, molto forte, che non ha alcuna intenzione di mollare e che vuole combattere, perché ha combattuto per tutta la sua vita e quindi non vedo una sola ragione per cui non debba farlo anche ora".

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martedì 2 maggio 2017

Il blogger che traccia le rotte dei migranti: "La sinistra mi attacca"


Luca Donadel, studente di Scienze della Comunicazione di 23 anni, ha realizzato un video con cui, attraverso un sistema Gps di rilevamento dei tracciati delle navi, è riuscito a ricostruire i movimenti dei natanti delle Ong attraverso il Mediterraneo verso le coste libiche. "I giornali di sinistra e quelli cattolici ce l'hanno con me, puntano a sminuire il mio lavoro", accusa ora il blogger in un colloquio con il Giornale, che partendo da un video "di Gefira che aveva fatto l'esperimento prima di me" ha poi tracciato le rotte e "postato il risultato sulla mia pagina Facebook. In poco tempo è stato visualizzato da un numero impressionante di contatti".

Un lavoro quello di Luca che non è piaciuto a cattolici e comunisti. In un articolo di Avvenire, il video del giovane è stato definito "immorale", l'Unità ha parlato di "video bufala che anche la destra cavalca", il Manifesto ha titolato "La bufala rilanciata da Striscia prepara nuove stragi in mare". "Cercano di denigrare il mio lavoro attaccandomi a livello personale. Perché non fanno loro un video in cui provano a controbattere a ciò che ho detto? D'altronde i tracciati di un gps non si possono smentire, sono inequivocabili visto che sono dati e numeri". 

E i dati dicono che da quando le organizzazioni non governative operano tra il canale di Sicilia e la Libia il numero dei migranti che arrivano sulle coste italiane è sensibilmente lievitato. Si parla di un'aspettativa di 250mila immigrati per il 2017 contro i 181mila del 2016.  "Ricordo che ci sono le indagini aperte dalle varie procure siciliane a confermare ciò che ho detto - conclude Luca - e ho citato anche altri dati oltre ai rilevamenti gps, quali il numero dei morti in mare nel corso dei mesi passati, indicando un aumento, come confermato di recente anche dal procuratore di Catania Zuccaro". 

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domenica 30 aprile 2017

Calcio inglese, maxi indagine per frode fiscale


In azione 180 agenti tra Gran Bretagna e Francia. L'autorità fiscale inglese: "Sospetta frode sulle imposte sul reddito e sulle assicurazioni nazionali". Tra i fermati il direttore del Newcastle, Lee Charnley. Secondo i tabloid, nel mirino le compravendite di calciatori con alcune squadre francesi, come il Marsiglia.

Maxi indagine fiscale sui club di calcio inglese. Arresti, sequestri di registri, documenti finanziari, computer e telefonini sono stati effettuati mercoledì mattina da 180 agenti, in azione in Gran Bretagna e in Francia. Come riferiscono i media inglesi, tra cui il Guardian, sono state perquisite le sedi di Newcastle, Chelsea e West Ham. A soli due giorni di distanza dalla promozione della squadra in Premier League, è stato arrestato il direttore del Newcastle, Lee Charnley. Secondo alcuni tabloid, nel mirino dell’Her Majesty’s Revenue and Customs, il dipartimento governativo non ministeriale del Regno Unito responsabile per la riscossione delle imposte, sono finite in particolare alcune compravendite di calciatori tra i club inglesi e alcune squadre francesi, come il Marsiglia.

“Sono stati arrestati diversi uomini che lavorano all’interno dell’industria del calcio professionistico per una sospetta frode sulle imposte sul reddito e sulle assicurazioni nazionali”, ha dichiarato l’autorità fiscale del Regno Unito, come scrive il Guardian. Il quotidiano londinese riporta dell’arresto di Charnley, promosso da segretario a direttore manageriale nell’aprile 2014 all’età di 36 anni e diventato uno degli uomini chiave del presidente Mike Ashley nel progetto di ricostruzione del Newcastle. Ma anche della perquisizione nel campo di allenamento dei bianconeri nel sobborgo di Benton, proprio mentre i giocatori erano pronti a cominciare la seduta mattutina.

I media inglesi parlano anche di 50 agenti che hanno fatto irruzione nella sede londinese del West Ham, sequestrando una cinquantina di documenti. Una circostanza confermata da una nota del club: “Stiamo collaborando pienamente per aiutare le indagini”. I funzionari del HM Revenue and Customs hanno fatto visita anche al Chelsea, ma in questo caso, specifica il Guardian, nessuno documento è stato sequestrato e non sarebbero emerse accuse contro la società. “In relazione a un’indagine più ampia, ci hanno chiesto alcune informazioni che il club fornirà”, ha dichiarato un portavoce.

HM Revenue and Customs ha affermato di aver coinvolto nella maxi-operazione anche le autorità fiscali in Francia, “dove sono stati effettuati altri arresti e ispezioni”. Il dipartimento, a indagine ancora in corso, non ha voluto fornire ulteriori dettagli. Per i tabloid inglesi però, al centro degli accertamenti ci sarebbero in particolare i trasferimenti di alcuni calciatori da squadre transalpine a club d’Oltremanica e viceversa. Il Daily Mail fa i nomi di Dimitri Payet, ceduto dal Marsiglia al West Ham nel 2015 per 10 milioni di sterline e tornato pochi mesi fa al club francese, ma anche di Alou Diarra, passato dal Marsiglia al West Ham nell’estate 2012. Protagonisti di un’andata e ritorno sulla rotta Marsiglia-Newcastle sono stati invece Florian Thauvin, acquistato dagli inglesi nel 2015 per 15 milioni di sterline e subito rigirato in prestito per due stagioni ai francesi, e Remy Cabella: 8 milioni per l’acquisto e poi stesso meccanismo del prestito, prima della cessione definitiva lo scorso agosto. Secondo i tabloid inglese, l’inchiesta è destinata ad allargarsi e coinvolgerebbe in totale 12 club.

Nello stesso giorno in cui emergono i sospetti di frode fiscale, si conclude la vicenda calcioscommesse che ha coinvolto il centrocampista del Burnley, Joey Barton. L’ex stella di Manchester City e Newcastle è stato squalificato per 18 mesi dalla Football Association per aver scommesso su ben 1260 gare tra il 26 marzo 2006 e il 13 maggio 2016. Al 34enne inglese la FA ha comminato anche 30mila sterline di multa. “Sono molto deluso per la durezza della sanzione”, ha affermato Barton sul suo sito ufficiale, annunciando il suo addio al calcio: “La decisione mi costringe ad un ritiro anticipato. Ammetto di aver violato le regole, ma sento che la pena è più pesante di altre assegnate a giocatori meno controversi”. Nel corso della sua carriera, Barton è diventato famoso più per il suo comportamento fuori dal campo che per le capacità tecniche: colpevole di aver spento una sigaretta sulla mani di un compagno di squadra e di aver provocato il distaccamento della retina a un altro, è stato anche 77 giorni in carcere per una rissa nel centro di Liverpool.

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Migranti, trafficanti e ong


Migranti, pm: trafficanti finanziano ong
Zuccaro: "So di contatti. Un traffico che frutta quanto quello della droga"
(ANSA) - PALERMO, 27 APR - "A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti.
Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga".
Così Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania, ai microfoni di Agorà (RaiTre), in merito alle polemiche sollevate in questi giorni dall'inchiesta aperta dal suo ufficio su questo tema. "Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante - ha aggiunto Zuccaro - si perseguono da parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzare l'economia italiana per trarne dei vantaggi". Alla domanda sui possibili allarmismi, Zuccaro risponde: "Se l'informazione è corretta questo corto circuito non si può creare salvo per effetto di persone che vogliono creare confusione".

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sabato 29 aprile 2017

Primarie Pd


Gli attacchi all'Unione Europea, le tasse, la patrimoniale: nel confronto tv in vista del 30 aprile, l’ex premier ha proposto toni e soluzioni cari agli avversari del Pd. E alla fine non rifiuta la grande coalizione con Forza Italia.

No alla patrimoniale, assalto all’arma bianca contro le istituzioni dell’Unione Europea, perfino una nuova legge sulla legittima difesa e, perché no, un’alleanza con Silvio Berlusconi, se serve. Avviso agli spettatori di Sky: Matteo Renzi non è candidato alla guida del centrodestra. Era lì, al confronto tv, proprio perché è ancora candidato alla segreteria del Pd, principale partito di centrosinistra, fondato da comunisti e cristiano-sociali, ex sogno di Romano Prodi. Fondamentale per capire che non fossero le primarie del centrodestra da una parte il fatto che le primarie del centrodestra non esistono in natura e dall’altra che a un certo punto Renzi ha indicato Obama come figura ideale da stampare su un poster da tenere in camera. Perché per il resto la metamorfosi appare quasi completa. Prima, quando cioè le cose sembravano andare a vela distesa, dei suoi occhiolini a destra rimanevano solo le accuse “degli altri”, i vetero, i matusa, i nati vecchi. Bersani, Vendola, Speranza, la Cgil. Lo stesso Berlusconi che si lamentava di essere copiato: “Renzi porta avanti le nostre idee, sotto le insegne del Pd”. Ora, invece, sembra incarnare la profezia che si autoavvera.

Mentre in tv Andrea Orlando si spostava sempre più a sinistra (patrimoniale, povertà, Berlinguer), Matteo Renzi si allontanava dall’altra parte. Sulla patrimoniale, per esempio, è inorridito: sembrava di risentire un vecchio dibattito tv tra Bondi o Elio Vito e qualcuno dell’Ulivo, di una decina d’anni fa. Invece no. “Sono favorevole a una tassa patrimoniale – dice Orlando -La lotta alla povertà è una priorità assoluta. Ci sono 4-5 milioni di persone sotto la soglia di povertà, 100mila bambini sotto la soglia di nutrizione minima. E’ una vergogna. Quella fascia di persone, l’1% degli italiani, che ha una ricchezza pari all’insieme del debito pubblico del nostro Paese, può dare qualcosa in più di quello che sta dando oggi”. Renzi invece ha sgranato gli occhi come se fosse stato nominato il Babau: “La patrimoniale non è una soluzione, la soluzione è superare il fiscal compact, poi ci vuole uno shock con il patrimonio immobiliare e la gestione finanziaria”.

E quindi no, non va bene nemmeno la web-tax, per tassare le multinazionali che operano su Internet, che è il pallino di Boccia e quindi di Emiliano. Per Renzi no, si parla di tasse solo per dire che vanno abbassate e che, anzi, ha già provato ad abbassarle: “Gli 80 euro non sono un bonus ma un tentativo serio di dare una mano a chi non arriva a fine mese. Abbiamo dato 10 miliardi di euro a 10 milioni di italiani in 3 anni, la più grande opera di redistribuzione degli ultimi trent’anni”. Abbassarle, sì, ma a tutti tutti ed è quello che gli rinfaccia Orlando, come il bonus cultura – i 500 euro ai giovani – dato anche ai figli delle famiglie che non hanno problemi di denaro per comprarsi libri o farsi un abbonamento a teatro.

Anzi, ha ragione Berlusconi a denunciare il plagio perché a un certo punto – durante il confronto tv contro Emiliano e Orlando – è risuonata un’espressione che sembrava quasi familiare. “Serve una soluzione shock” dice Renzi, sul patrimonio immobiliare. Soluzione shock, proposta shock. Dov’è che si era già sentita? Gennaio 2013, Berlusconi fa partire la rimonta che porterà il centrodestra a sfiorare la vittoria alle Politiche. Per settimane l’ex presidente del Consiglio annuncia una “proposta shock” che però mantiene segreta. Infine, a venti giorni dal voto, il solito fuoco d’artificio: “Nel nostro primo Consiglio dei ministri delibereremo la restituzione dell’Imu. Le famiglie saranno rimborsate in contanti e per la prima volta sorrideranno ricevendo una lettera dal fisco”.

Eppure se buona parte della classe dirigente renziana vede nella star francese Macron il nuovo modello scintillante e fiammante di carro del vincitore su cui sgasare, l’ex segretario che ora chiede la rielezione ha un approccio muscolare con le istituzioni dell’Unione Europea, un atteggiamento da lotta greco-romana che il candidato all’Eliseo tuttoblu non si è mai sognato. Rivendica la scelta di aver tolto la bandiera dell’Europa dall’ufficio di Palazzo Chigi a 20 giorni dal referendum costituzionale: lui dice che era perché la Commissione europea chiedeva una correzione ai conti mentre “era il giorno del terremoto”, in realtà tenne sei tricolore per almeno una decina di giorni di seguito. Finito di dire questo assicura che “uscire dall’euro sarebbe una follia”. Finito di dire questo, però, sottolinea che “un’Ue che si affida alla burocrazia è morta”, tema che con un vocabolario di diverso livello rimbalza spesso sulla bocca di chi sventola il fazzoletto verde. Finito di dire questo, si riveste di blu e annuncia che terminerà la campagna delle primarie a Bruxelles perché “non si gioca in trasferta, è lì il futuro”. Ma finito di dire questo sbatte in faccia a Orlando che il sì alle larghe intese con Silvio Berlusconi se serve, messo per volere dell’Europa non va bene e quindi il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un errore. Credere nell’Europa, come ha ribadito di nuovo nel pomeriggio con la sua newsletter, non significa accettare tutto quello che chiede l’Europa.

Se ancora ci fossero dubbi sul campo di gioco scelto da Renzi per giocarsela da qui al 2018, lo stupore vero ha il rumore di un colpo di pistola: “Sulla legittima difesa dobbiamo fare di più – dice Matteo, nel senso di Renzi – Spiace dirlo ma è così, punto. La parola sicurezza è di sinistra. Un primo passo è stato fatto ma fare di più non è cedere a una cultura securitaria bensì rispondere a un’esigenza dei cittadini. Va fatta una legge molto più seria di adesso”. E’ di sinistra: è una specie di magicabula che usa quando deve fare ingoiare qualcos’altro al popolo delle feste dell’Unità. Per ora ha sempre avuto successo. Tagliare le tasse è di sinistra. L’abolizione dell’articolo 18 è di sinistra. Oppure: la sinistra che non cambia si chiama destra.

Così lui la immagina così cambiata che non ce la fa a dire che una nuova grande coalizione con Silvio Berlusconi gli fa un po’ senso. “Escludi alleanze con Forza Italia nella malaugurata ipotesi che non si cambi la legge elettorale?” gli chiede Orlando. “Non posso escludere le larghe intese se c’è il proporzionale”. Nel caso, non avrà problemi per farsi capire.

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Dallo stop alle lampade solari alla dieta, i consigli degli oncologi


ROMA - Il 40% dei tumori è potenzialmente prevenibile. Queste le principali misure da adottare secondo l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom): - NO AL FUMO: il 25-30% di tutti i tumori è correlato al consumo di tabacco. Ogni anno, nel mondo, tre milioni di persone perdono la vita per questa causa. - MODERARE IL CONSUMO DI ALCOL: il consumo di bevande alcoliche aumenta il rischio di cancro del cavo orale, faringe, esofago e laringe. È inoltre fortemente correlato anche all'insorgenza di tumore del fegato, dell'intestino e della mammella nelle donne.
    - SEGUIRE LA DIETA MEDITERRANEA: è dimostrato che il maggior apporto di frutta e verdura, specie se crude, ha un forte effetto protettivo sul rischio di numerose forme tumorali.
    L'azione positiva è legata in particolare all'alto contenuto di fibre (che favorisce la maggior motilità intestinale, impedendo l'assorbimento di eventuali sostanze cancerogene) e all'elevata presenza di agenti antitumorali quali le vitamine antiossidanti.
    - CONTROLLARE IL PESO: l'obesità e l'elevata assunzione di grassi costituiscono importanti fattori di rischio da evitare.
    - PRATICARE ATTIVITÀ FISICA: lo sport riduce in modo notevole le possibilità di sviluppare un cancro. I sedentari hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi.
    - NO ALLE LAMPADE SOLARI E ATTENZIONE AI NEI: le lampade sono considerate cancerogene al pari delle sigarette. Un'esposizione precoce incrementa del 75% il rischio di melanoma. La presenza di nèi è inoltre indice di una maggiore predisposizione alle neoplasie della pelle, vanno quindi controllati.
    - PROTEGGERSI DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI: il 20% dei tumori deriva da infezioni prevenibili. Alcune, come epatite o Hpv, possono venire trasmesse con i rapporti sessuali. Per proteggersi è bene utilizzare sempre il preservativo.
    - EVITARE L'USO DI SOSTANZE DOPANTI: gli steroidi anabolizzanti comportano un aumento del rischio di tumori.
    - PREVENZIONE E SCREENING: in Italia, il Servizio sanitario nazionale fornisce gratis accertamenti per la diagnosi precoce oncologica. In particolare per: tumore del seno (mammografia ogni 2 anni per le donne tra 50 e 69 anni); cancro del collo dell'utero (Pap-test ogni 3 anni per le donne tra 25 e 64 anni); tumore del colon-retto (per uomini e donne ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 24 mesi tra 50 e 69 anni). 

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giovedì 27 aprile 2017

Truffa finta Equitalia: attenti al messaggio


Continuano le truffe via SMS e mail. Stavolta i truffatori fingono di essere Equitalia per rubare dati sensibili agli utenti

25 Aprile 2017 - Da qualche giorno email e cellulari sono sotto assedio a causa della truffa Equitalia. Moltissime persone infatti hanno ricevuto un messaggio che sembra provenire dalla società, ma che in realtà è costruito ad arte da alcuni malviventi. A lanciare l’allarme è stata la Polizia di Stato sul suo profilo Facebook. “La truffa Equitalia imperversa – si legge nel post dedicato all’argomento sulla pagina social “Commissariato di PS Online – Italia”-. Non importa il canale utilizzato, sms o mail, sempre di truffa si tratta”.

L’ultima trovata dei cyber criminali è un SMS che invita gli utenti ad accedere tramite un link ad un falso portale di Equitalia per poter ottenere un rimborso. La pagina web ovviamente non ha nulla a che fare con la società di riscossioni e l’obiettivo dei malviventi è solamente quello di ottenere le credenziali da parte delle vittime per poter rubare tranquillamente i dati di accesso alle carte di pagamento e all’home banking.

Come capire che si tratta di una truffa? Prima di tutto il messaggio è scritto in un italiano molto stentato e non sembra una comunicazione ufficiale, inoltre comunicazioni di questo tipo non avvengono mai tramite mail oppure messaggi.

“Gentile cliente – si legge nell’SMS truffa – avviso in data 19/04/2017 vi è stato FATTO un RIMBORSO da Equitalia per confermare, accedi al servizio on-line nel sito (www.payposta.it)”. Come segnala la Polizia di Stato, molti utenti, oltre ad aver ricevuto questo messaggio di testo, hanno anche trovato sulla propria posta elettronica delle mail con un falso avviso di procedimento amministrativo. Anche in questo caso l’obiettivo è solo uno: ottenere le credenziali dagli utenti. Non è la prima volta che accade una cosa del genere e già nel 2016 i responsabili di Equitalia erano intervenuti per segnalare un fatto simile agli utenti.

“Attenzione alle e-mail truffa su avvisi di pagamento di Equitalia – si legge in un comunicato ufficiale della società -. Continuano ad arrivare segnalazioni di e-mail e sms truffa contenenti presunti avvisi di pagamento di Equitalia e che invitano a scaricare file o a utilizzare link esterni. Equitalia è assolutamente estranea all’invio di questi messaggi e raccomanda nuovamente di non tenerne e conto e di eliminarli senza scaricare alcun allegato. Le ricorrenti campagne di phishing, cioè di tentativi di truffa informatica architettati per entrare illecitamente in possesso di informazioni riservate, sono state più volte segnalate a Equitalia dal Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), l’unità specializzata della Polizia Postale e dal CERT-PA (Computer Emergency Response Team della Pubblica Amministrazione)”.

Fonte: QUI

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