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mercoledì 21 giugno 2017

Sviluppato un vaccino contro il colesterolo: al via i test clinici


Un gruppo di ricercatori europei ha sviluppato e sperimentato con buoni risultati sugli animali un vaccino contro il colesterolo i danni vascolari ad esso collegati. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sull'European Heart Journal, in cui si annuncia l'avvio di test clinici su pazienti umani. Il vaccino, denominato AT04A, induce l'organismo a sviluppare anticorpi contro una molecola "cattiva", l'enzima PCSK9, che ostacola la ripulitura del sangue dall'eccesso di colesterolo cattivo, il cosiddetto Ldl.

Annientando l'enzima PCSK9, l'organismo vaccinato diviene più efficiente nel ripulire i vasi sanguigni dal colesterolo cattivo in eccesso. Nei topi da laboratorio, il vaccino ha ridotto del 53% il livello complessivo di colesterolo, del 64% il danno ai vasi sanguigni e del 21-28% le molecole che indicano presenza di infiammazione.

La ricerca potrebbe rappresentare una soluzione a lungo termine per tutti coloro che, per motivi ereditari o a causa di un'alimentazione scorretta, sono costretti ad assumere ogni giorno farmaci contro il colesterolo alto, che in alcuni casi possono anche procurare gravi effetti collaterali.

"Se i risultati saranno confermati anche sull'uomo - spiega lo scienziato Gunther Staffler - e se l'effetto del vaccino perdura a lungo dopo la somministrazione, si potrà sviluppare una terapia a lungo termine che, dopo la prima dose, necessiterà di una sola altra somministrazione nell'arco dell'anno".

Fonte: QUI


Vaccini: mamma querela Cecchi Paone


San Miniato, 20 giugno 2017 - Ormani la battaglia di mamma Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini non si ferma. Cristina Mori, madre di tre figli, di cui due gemelline, sanminiatese, è tornata nei giorni scorsi in diretta con la trasmissione Dalla vostra parte(Rete 4) dove ha dato vita ad un durissimo confronto con il giornalista Alessandro Cecchi Paoneche in apertura di collegamento ha detto: «Con i vaccini non stiamo facendo un favore alla multinazionali, ma ai bambini di tutto il mondo». Poi ha affrontato questa mamma sul quale si sono accesi i riflettori dopo che, nelle settimane scorse, ha pubblicato su Facebook un post e un video diventato virale in una manciata dove mostra gli effetti del vaccino sulle sue bambine. La signora Cristina è diventata una sorta di leader nazionale di quell’esercito di mamme e papà (e con loro alcune regioni) che in questi giorni si stanno scagliando contro le legge Lorenzin che, in mancanza di vaccini, oltre al diniego di iscrizione a scuola dei bambini da 0 a 6 anni, prevede multe dai 500 euro ai 7.500 euro per chi decide di non vaccinare i propri figli (fino ai 16 anni di età). A questa si deve aggiungere una denuncia al tribunale dei minori. Cosa chiede mamma Cristina? «Prima siano stati danneggiati dai vaccino e poi dalla legge...Non sono contro i vaccini, io credo nella loro importanza, ma voglio che si arrivi a prevedere screening pre vaccinali in modo che nessuno debba provare le paure che ho vissuto per le mie bambine».

Nello scambio di battute Cecchi Paone, replicando alla signora sui vaccini e sulla loro importanza, ha detto che quello che dice la Mori non ha alcun fondamento scientifico, «dice cose insensate», perché una reazione allergica la si può avere anche da una crema dopo sole: «Non ha avuto nessun danno, nessuno le darà una lira per questo, se è quello che vuole». «Lei è contro i vaccini». E così, come da Facebook è partita la battaglia di Cristina contro l’obbligatorietà dei vaccini, parte anche il duello con il noto conduttore e giornalista radiotelevisivo che rischia di avviarsi verso un’aula di giustizia: sulla sua pagina social la signora Mori annuncia che il suo legale ha la delega per denunciare «per diffamazione il signor Cecchi Paone e i soldi che dovrà dare devono andare tutti ai bambini dei genitori danneggiati». «Non permetto a nessuno di offendermi, io conosco i danni da vaccini e li ho provati sulla pelle delle mie figlie – aggiunge –. Non prendo e non chiedo niente per quest’esposizione a nessuno, io ho un lavoro e ho una famiglia e non uso il danno delle mie figlie». «Mi dispiace che la signora a cui volevo dare la mia solidarietà per la sua paura sia una militante antivaccini – ha aggiunto Paone –. Ci sono centinaia di milioni di bambini nel mondo che sono vivi grazie ai vaccini».

Fonte: QUI

domenica 11 giugno 2017

Beppe Grillo sulla #LeggeElettorale



 Ma dai, PD. Far saltare tutto per il Trentino Alto Adige. Ma potevate dircelo, vi davamo anche la Val d’Aosta. Poi escono questi fantasmi dal passato, questo signore di 90 anni che ancora dà moniti e dice «non bisogna andare alle elezioni». Poi c’è De Benedetti, un imprenditore che ha causato catastrofi naturali nelle sue aziende, che dice «non bisogna andare a votare».

Dai Pd, siate sinceri. Diteci il perché. Ci sfugge un po’ questa cosa. Se ce lo dite, noi ci ritiriamo, e vi fate una leggina con lo psico-nano, con Dudu. Vi fate una bella leggina, democratica, meravigliosa, e fate quello che volete, coi vostri franchi, genuini e liberi tiratori. Prodi se li ricorda, eh!
Ditecelo, noi ci ritiriamo e vi fate una bella leggina come piace a voi. Democratica… Certo, non tutta l’Italia sarà coinvolta nella legge elettorale. Noi volevamo esagerare, avevamo pensato di coinvolgere tutta l’Italia. Ma noi siamo ancora indietro, voi siete avanti col pensiero.

La colpa? Non lo so. Questa è psicologia, è paranoia, siamo nel campo degli psicodrammi. Quindi, per seguirvi dovrei chiamare il mio neurologo che adesso è dall’analista.
Dai, ditecelo. Mandatemi anche due righe, giuro che non le pubblico. Ma spiegateci. Non volevate andare a votare? È colpa del maggioritario? Del proporzionale? 
Sarebbe stata una legge perfetta. Bella. E voi avreste goduto, anche. Ma siete masochisti, lo so. L’avevamo proposta noi e questo, per voi, era una gastrite neurologica. Non potevate sopportarlo.

Dai, fatemi una telefonata. Me lo dite, e noi ce ne andiamo in Trentino.


FONTE: QUI

sabato 10 giugno 2017

DOPO SEI (6) ANNI LA CORTE DEI CONTI SCOPRE IL CASO DERIVATI



"Sconcertante". E' la parola che descrive meglio la vicenda che tra il 2011 e il 2012 ha portato lo Stato italiano a versare nelle casse della banca d'affari, Morgan Stanley, 3,1 miliardi di euro pubblici per chiudere quattro contratti derivati e rinegoziare due coperture sulle valute. A scriverla nell'inedito atto di citazione è la Corte dei Conti che ha contestato ai presunti colpevoli un danno allo Stato di 4,1 miliardi e che il mese scorso ha spedito la Guardia di finanza al Ministero dell'Economia a raccogliere altri documenti.

Eppure, dopo cinque anni, Morgan Stanley continua a far parte dell'elenco degli specialisti che insieme con il Tesoro gestiscono il debito pubblico e il direttore del dipartimento è ancora Maria Cannata. L'elenco delle banche è stato rivisto nel 2016, ne sono uscite Credit Suisse e Commerzbank, mentre Morgan Stanley è rimasta tra gli specialisti. Cannata, invece, nella veste di direttore del debito pubblico, continua, ininterrottamente dal 2000, a trattare emissioni e derivati con le principali banche del mondo.

Anche dopo aver fatto sottoscrivere al Tesoro contratti che la Corte dei conti ha definito speculativi, perché lasciavano non allo Stato, ma alle banche, la scelta di attivarli. E li attivavano solo se favorevoli a loro: per una commissione di 47 milioni nel 2004, Morgan Stanley nel 2012 ha incassato un miliardo su un solo derivato.
maria cannata

Secondo la Corte dei conti, la banca sarebbe responsabile del 70% dei danni causati, mentre il restante 30% se lo suddividono Cannata, con un ruolo preponderante (un miliardo di euro), il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli.

La colpa di Morgan Stanley è di essersi approfittata del suo ruolo di specialista, un compito che viene regolato dalla legge. Tra i vantaggi di esserlo, c'è quello di poter stipulare contratti derivati con lo Stato italiano. Ma esistono anche degli obblighi che la banca Usa avrebbe tranquillamente disatteso. Gli specialisti non sono semplici collocatori di Buoni del Tesoro, devono contribuire alla gestione del debito pubblico, alle scelte di emissione "anche mediante attività di consulenza e ricerca" (Dm 13 maggio 1999, n.219).

Morgan Stanley doveva aiutare il Tesoro a gestire il debito nel tempo, trovando di volta in volta le soluzioni migliori per ridurlo. Nel 2011 la banca Usa aveva 19 contratti derivati aperti con lo Stato italiano, in diverse valute pari a oltre 10 miliardi di euro, 2,2 miliardi di sterline, 1,1 miliardi di franchi svizzeri e 2 miliardi di dollari, con durate dai 10 ai 40 anni.

Prima, nel 1994, quando al Tesoro c'era ancora Mario Draghi, Morgan Stanley aveva ottenuto la possibilità di uscire da tutti i contratti derivati qualora il valore della sua esposizione creditizia nei confronti della Repubblica avesse superato una soglia che variava dai 50 ai 150 milioni a seconda del rating dello Stato italiano.

Diciassette anni dopo la banca decide di azionare la clausola e chiuderli tutti, contravvenendo al suo ruolo di "gestore del debito " di lungo periodo: "ha commesso - scrive la Corte - palesi violazioni dei principi di correttezza e buona fede nell'esecuzione contrattuale". La banca ha cercato di giustificare la sua scelta con il repentino aumento dello spread, quello che portò alla caduta di Berlusconi e all'arrivo di Monti; ma per l'accusa la motivazione non regge, perché la clausola di risoluzione non era per nulla legata allo spread, ma all'aumento dell'esposizione della banca, la cui soglia era stata già superata da almeno dieci anni, e al cambiamento di rating dell'Italia, che però avvenne a opera di S&P e Moody's ben dopo la risoluzione dei contratti.

I dirigenti del Tesoro, invece, hanno altre colpe, prima fra tutte "la negligenza". "Personalmente - dichiara a verbale Cannata - non avevo conoscenza di tale clausola sino al momento in cui non abbiamo dovuto assorbire il pacchetto dei contratti ex Ispa (2006)". Eppure la dirigente aveva firmato tutti i contratti e, in conflitto di interesse, anche i relativi decreti di approvazione. E ha continuato a firmarli anche dopo, aumentando il rischio per i contribuenti. Il Tesoro non predispone nemmeno le garanzie collaterali (soldi o titoli) che per contratto avrebbero potuto neutralizzare la chiusura dei derivati.
draghi derivati

Di fronte a un pegno vincolato, una sorta di garanzia che i soldi c'erano, Morgan Stanley non poteva agire. Dall'inchiesta, però, è emerso che il Tesoro non solo non era capace di predisporre i collaterali, ma aveva perfino "carenza di risorse strumentali e di personale adeguato", tanto da non essere in grado di ponderare il rischio dei contratti che andava sottoscrivendo.

Il Tesoro era in balia della banca: nel 2008 si accolla un derivato Ispa, peggiorando a suo danno le condizioni contrattuali e accetta di cambiare come controparte Morgan Stanley derivative products con Morgan Stanley & Co International, che a differenza della prima, che manterrà il rating A fino a dicembre 2009, nello stesso 2008 viene declassata per ben due volte sotto il livello minimo di eleggibilità.

La situazione di deferenza del Tesoro è evidente. Anche nella chiusura dei derivati: accetta di dividere in due l'operazione con un aggravio di oltre 500 milioni. Del resto gestire 2.200 miliardi di debito pubblico senza l'intermediazione delle banche d'affari è impossibile. Chi ha debiti, è da sempre in mano alle banche. Come vadano, poi, le carriere dei direttori del Tesoro è sotto gli occhi di tutti: Draghi approdò in Goldman Sachs, Siniscalco in Morgan Stanley e Grilli in Jp Morgan.

FONTE: QUI

venerdì 9 giugno 2017

Blu Whale il Web inchioda Le Iene ?


Poco dopo il servizio trasmesso dal programma televisivo LE IENE, il quale parlava di un argomento molto preoccupante, nello specifico quello sulla "BluWhaleChallenge", sul web è emerso un video il quale evidenzia la falsità dei filmati interni allo stesso servizio il quale porterà lo stesso inviato Matteo Viviani a rispondere alle "accuse" che si evidenziano sempre più su tutto il web e non solo.

Clicca l immagine o il link sottostante per accedere al video

                            

                                LINK VIDEO UFFICIALE


Blue Whale, parla Matteo Viviani de Le Iene: “Sì, i video russi sono falsi ma il pericolo c’è”
Parla l’autore delle “Iene” che ha raccontato il gioco del suicidio. Prima del servizio zero casi, dopo forse sì. Soltanto emulazione?
“Sai che sul web in molti definiscono il tuo servizio sul Blue Whale la nuova bufala de Le Iene, paragonandolo al caso stamina? “Ma per favore. La gente guarda il dito anziché la luna”. Matteo Viviani si difende con le unghie dalle accuse che molti giornali e siti gli hanno mosso negli ultimi giorni: aver parlato di suicidi giovanili legati al web in maniera imprecisa, senza prove, con video falsi e con un sensazionalismo pericoloso per via dei rischi di emulazione.

Il 14 maggio Viviani ha svelato in un servizio di grande impatto emotivo il fenomeno del Blue Whale: una sorta di gioco psicologico che attraverso il superamento di 50 prove in 50 giorni istigherebbe gli adolescenti al suicidio.

Si inizia con l’autolesionismo (tagli su pancia e braccia), per poi passare alla visione di film horror fino a buttarsi dal palazzo più alto della città il cinquantesimo giorno (possibilmente ripresi da una videocamera). Nato in Russia, dove tale Phillip Budeikin è stato arrestato perché accusato di essere l’inventore del gioco e di aver istigato alcuni ragazzi al suicidio, il fenomeno, secondo Viviani, si starebbe espandendo ovunque, Italia compresa.

Il servizio di Viviani era confezionato con maestria: un inizio d’effetto con le immagini di adolescenti in cima a palazzi che non esitano a lanciarsi e corpi schiantati. Viviani intervistava poi due mamme russe le cui due figlie si sarebbero suicidate per questo gioco. La sera in cui il servizio è andato in onda, sul web c’è stata una reazione forte. Da quel momento, caso strano, sono cominciati casi su casi di Blue Whale in Italia.

Matteo, perché quei video bufala?
Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio.

Erano sconvolgenti, ma erano un falso.
Era solo il punto di partenza, cambiava qualcosa se mettevo un voice over di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati al Blue whale?

Direi di sì. Come documentato dal sito “Valigia blu” nessuno in Italia prima del 14 maggio cercava “Blue Whale” su Google e dopo c’è stato un picco di ricerche. Non hai paura di aver diffuso tu il fenomeno?
Ieri sono andato in una classe e ho chiesto quanti conoscessero il Blue Whale prima del mio servizio. La metà degli alunni ha alzato la mano. Noi adulti ignoriamo parte del web, specie quella popolata dai giovanissimi.

Come mai la polizia ha cominciato a sventare suicidi legati a Blue Whale solo dopo il tuo servizio?
La polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi aveva iniziato prima…

Di dov’è questa ragazzina?
Non si può dire per una ragione di privacy.

Leggo altri casi di interventi della polizia tutti successivi al servizio. E prima?
La polizia non aveva mai sentito parlare di Blue Whale.

Sai che il ragazzino di Livorno citato nel tuo servizio, secondo le indagini, non si è suicidato per il Blue Whale?
Ma noi abbiamo premesso che il legame col Blue Whale era la versione del suo amico e che era solo il punto di partenza del servizio.

Un punto di partenza falso.
In Russia i suicidi ci sono stati, in Ucraina ne sono stati accertati 4. Lo dice la polizia.

In Russia l’arrestato per il Blue Whale era collegato a una sola istigazione al suicidio delle 130 che gli erano state contestate.
È difficile fare indagini quando i server sono sparsi nel mondo e si utilizza Tor per navigare…

Però non si può spacciare un sospetto per una notizia.
La polizia italiana ha confermato l’esistenza di un allarme sociale e mi ha ringraziato per l’attenzione che ho portato sul fenomeno.

Non ti sei posto il problema di aver innescato tu l’emulazione?
Allora non dobbiamo dare più notizie neppure sul bullismo o sul femminicidio?

L’emulazione nel campo dei suicidi giovanili è un fenomeno accertato.
Non posso praticare l’omertà su un argomento e se ho contribuito a salvare anche una sola persona, il mio è stato un lavoro prezioso.

L’Oms ha fornito regole ai media su come trattare l’argomento suicidio giovanile per evitare il rischio emulazione. Punto primo: evitare il sensazionalismo. Ma quei finti video di suicidi erano sensazionalismo puro.
Le Iene hanno questo tipo di narrazione. Ti potrei mostrare tanti altri servizi confezionati così, scegliamo di raccontare la verità in modo crudo. Abbiamo eliminato immagini trovate sul web di tagli sul corpo mostruosi.

L’autolesionismo è sempre esistito, anche se non si chiamava Blue Whale.
Mica giochi al Blue Whale solo se ti suicidi.


È lo scopo, in teoria, altrimenti si parlerebbe di gioco che istiga
Cercare le debolezze nel servizio o certi titoli tipo “Le Iene incastrate nella loro falsità dal web” abbassano l’allerta su questo fenomeno che, secondo me, è anche più grave di come l’ho raccontato.

Sarà. Però la sensazione è che si sia passati da “Le iene portano bene” a (in questo caso) “Le iene non ne escono bene”.

FONTI: QUI 1   QUI 2

mercoledì 7 giugno 2017

Totò o curto e la morte dignitosa


Qui sotto troverete uno stralcio delle dichiarazioni di un picciotto di Toto' Riina durante i suoi interrogatori. E adesso o' curto vuole una morte dignitosa, vegliato dai suoi cari. E lasciamo anche perdere Falcone, Borsellino e tutti gli altri, facciamo conto che c'era una guerra..

...Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho butttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ .
(…)
Il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi.
(…)
Io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra.
(…)
Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire...

Dagli interrogatori di Vincenzo Chiodo

FONTE: QUI

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