In classifica sito Primo di categoria Blog d'argento Blog Gold 10000 punti ottenuti Super Blog Web

Translate

Cerca nel blog

martedì 26 gennaio 2016

La censura di regime della RAI fascista #IoSpengoLaRai

censurafasciopiddina.jpg

I telegiornali della RAI ieri non hanno dedicato neanche un secondo alle vicende emiliane con protagonisti la 'ndrangheta e il Pd. Due notizie rilevanti a livello nazionale, riportate infatti con un servizio dedicato dal TG de La7, sono state completamente censurate dal servizio pubblico pagato con i soldi di tutti i contribuenti che, volenti o nolenti, si troveranno il canone in bolletta.
Prima notizia censurata: il sindaco di Brescello sostenuto dal Pd ed elogiatore di boss della 'ndrangheta, Marcello Coffrini, si è dimesso dopo le pressoni partite da questo Blog nelle ultime settimane, e poco prima che la Commissione Prefettizia decida se sciogliere il comune per mafia, l'ennesimo a guida piddina
Seconda notizia censurata: Si scopre che il sindaco piddino di Reggio Emilia, fedelissimo del ministro Delrio, Luca Vecchi, vive in una casa comprata dal crotonese Francesco Macrì, arrestato e rinviato a giudizio nell'operazione contro la 'ndrangheta "Aemilia". La casa è intestata alla moglie del sindaco, Maria Sergio che la comprò al grezzo nel 2012. All'epoca Maria Sergio era dirigente all'urbanistica, quando il sindaco era Graziano Delrio, attuale ministro dei trasporti del governo Renzi. Il M5S ha chiesto che Delrio riferisca alle Camere al più presto.
La RAI è diventata una televisione fascista che censura su tutti i tg le notizie scomode per il governo che ne ha nominato i vertici come in Polonia, se la paghi il Pd con i suoi rimborsi elettorali. Possono costringerci a pagarla infilandola in bolletta, ma non possono costringerci a guardarla. #IoSpengoLaRai. E tu? Manda un messaggio o una foto su Twitter con #IoSpengoLaRai per dire basta alla censura di regime della nuova tv fascista!


Fonte: beppegrillo.it

Audi gialla: abbandonata e bruciata nel Trevigiano


È stata bruciata nella notte nel trevigiano l’Audi gialla al centro di una imponente caccia, da giorni, da parte delle forze dell’ordine. I tre malviventi che la usavano, sentendosi braccati, hanno incendiato la vettura in aperta campagna, vicino a un torrente, tra i comuni di One’ di Fonte ed Asolo. Le fiamme hanno allarmato alcuni cittadini che hanno chiamato i vigili del fuoco. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri che hanno constatato che si trattava dell’Audi Gialla rubata a Milano lo scorso dicembre e con la quale tre banditi si sono resi protagonisti di rocambolesche fughe, sul filo dei 260 km/h e in contromano sul passante di Mestre.

Dei malviventi, per il momento, non è stata trovata traccia. Proprio lunedì, poche ore prima del ritrovamento dell’auto bruciata, un ragazzo albanese, ricercato dopo la diffusione di una foto dell’Audi ferma a un distributore di benzina, si è recato in questura a Torino per dichiararsi estraneo alla vicenda: il giovane, residente a Forlì, ha dichiarato che si trattava di una vecchia foto, risalente a un anno fa.
Fonte: corriere.it
CashbackDeals.it

Roma, evacuata la stazione Termini. Fucile giocattolo semina il panico

Roma Termini, telecamera riprende uomo con fucile finto (Twitter e LaPresse))

Roma, 25 gennaio 2016 - Minuti di panico alla stazione Termini di Roma, evacuata dopo che un uomo con un fucile è stato segnalato alla polizia. "Tutti sul treno, in fretta". E' scattato con questo ordine, dato dalla polizia a tutti i passeggeri, il piano antiterrorismo che ha mobilitato 70 agenti. Una caccia all'uomo non ancora finita anche se ormai è certo che a seminare il caos sia stata una persona con un'arma giocattolo, avvistata poco dopo ad Anagni (Frosinone). 

"C'E' UN UOMO CON UN FUCILE" - Intorno alle 19, una segnalazione che parlava di un uomo armato vicino ai binari ha fatto partire l'evacuazione dello scalo di Termini: i treni in partenza sono stati riempiti velocemente, mentre le altre persone sono state fatte uscire dalla stazione. Attimi di paura e confusione per i presenti. A lanciare l'allarme alcuni passeggeri della metro agli agenti della polizia ferroviaria. Le ricerche delle forze dell'ordine sono state condotte sia sui convogli, che nell'area della stazione e al suo esterno. Per alcune decine di minuti la circolazione dei treni è stata sospesa. 
L'ARMA GIOCATTOLO - Polizia e carabinieri hanno proceduto alla bonifica dell'area interna alla stazione senza però trovare nulla di sospetto. I controlli sono proseguiti poi all'esterno fino a quando non è stato individuato nei filmati delle telecamere di sicurezza un uomo in possesso di un fucile giocattolo. Nei filmati si vede un soggetto con un cappellino, giacca azzurra e delle scarpe a punta che si aggira con una specie di mitra rivolto verso il basso: alle 19.42, l'uomo avrebbe poi preso il treno per Anagni. Si tratta di quarantenne, affetto da problemi psichici. Le forze dell'ordine lo stanno cercando nella zona attorno alla stazione ciociara.
L' uomo è stato bloccato in un primo momento da un carabiniere sul convoglio per Anagni ma è stato poi lasciato andare proprio perché l'arma era palesemente finta (con tanto di tappo rosso) e perché, con ogni probabilità, il militare non sapeva in quel momento dell'allarme nella Capitale. Al carabiniere e al capotreno che gli chiedevano il motivo per cui se ne andasse in giro con il "fucile", ha candidamente spiegato che si trattava di "un regalo per il figlio"
Fonte: Quotidiano.net

Possedeva oltre 200 auto usate per reati


ANSA) - OVADA (ALESSANDRIA), 25 GEN - Possiede più di 200 auto che sono state utilizzate da altri per commettere reati, per lo più furti e rapina, in tutta Italia. Lo ha scoperto la Polstrada di Ovada controllando la 'Peugeot' su cui viaggiava un nord africano senza patente. Intestatario della vettura un 33nne residente nell'hinterland milanese. Gli investigatori hanno accertato che è proprietario di 169 auto, 2 motocicli e 3 ciclomotori. L'uomo è stato denunciato, ma le indagini proseguono per ricostruire il giro criminale che sta dietro il parco-macchine che faceva capo all'unico intestatario milanese.

Gli inquirenti sospettano che a utilizzare le auto, poi abbandonate dopo il colpo, siano stati stranieri irregolari che non avrebbero potuto acquistarle. La Polizia Stradale ha già verificato l'uso di queste vetture in decine di episodi criminali commessi in varie province italiane.
Fonte: ansa.it
CashbackDeals.it

Napoli, indagine fra i big del calcio per fatture inesistenti


ROMA - La guardia di finanza sta eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di 64 persone tra cui massimi dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B. L'ipotesi di reato è evasione fiscale e false fatturazioni. L'inchiesta, denominata 'Fuorigioco', è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Tra le decine di indagati nell'indagine, che ha portato al sequestro di beni per circa 12 milioni, ci sarebbero l'ad del Milan Adriano Galliani, il numero uno della società partenopea Aurelio De Laurentis, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l'ex presidente e Ad della Juventus Jean Claude Blanc. Tra i calciatori, indagati anche 'il pojo' Lavezzi e l'ex giocatore Crespo. Coinvolti, infine, diversi procuratori, tra cui Alessandro Moggi.

Le indagini. Gli investigatori sono andati a perquisire una trentina tra calciatori e agenti e hanno notificato l'avviso di conclusione indagini a 64 indagati. L'indagine, secondo quanto si apprende, ha riguardato complessivamente un centinaio di soggetti e 35 società di calcio sia di serie A che di serie B. L'inchiesta era partita nel 2012 ipotizzando delle presunte violazioni fiscali commesse sia dalle società sia dai procuratori e dai calciatori nell'ambito di operazioni di acquisto e cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori stessi. Secondo gli investigatori, ci sono state dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazioni infedeli, omessa dichiarazione, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. L'indagine ha comportato acquisizioni di documenti in Federcalcio e nei confronti di 41 società di serie A, B e Lega Pro.
I procuratori, dicono gli inquirenti, fatturavano in maniera fittizia alla sola società calcistica la propria prestazione, come se la loro intermediazione fosse nell'interesse esclusivo del club, mentre di fatto tutelavano gli interessi dei loro atleti assistiti. Le società potevano così dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando di detrazioni di imposta sul valore aggiunto relativa proprio a questa pseudo prestazione. E i calciatori non dichiaravano quello che era "sostanzialmente un fringe benefit" riconosciuto loro dalla società calcistica nel momento in cui si accollava il pagamento procuratore. Inoltre agenti argentini, dicono le indagini, attraverso il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e l'interposizione di società 'schermo' con sedi in paradisi fiscali, non venivano tassati in Italia dei loro compensi.
Perquisizioni in sede Milan. Nell'ambito della stessa operazione i militari della guardia di finanza stanno acquisendo documenti negli uffici della sede del Milan. Secondo quanto si apprende, i militari delle fiamme gialle si sono presentati a Casa Milan verso le 8.30.
Fonte: repubblica.it

Rohani a Roma, coperte statue di nudi ai Musei Capitolini per rispetto alla cultura iraniana


In occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio sono state coperte da pannelli bianchi su tutti e quattro i lati alcune statue di nudi dei Musei Capitolini. 

La copertura sarebbe stata decisa come forma di rispetto alla cultura e sensibilità iraniana. 

Tanto che durante le cerimonie istituzionali non è stato servito nemmeno il vino.

Fonte: ilmessaggero.it

lunedì 25 gennaio 2016

"Libia, Italia pronta ai raid contro l'Is". Ecco il patto con gli Stati Uniti


ROMA. "Ogni azione degli americani è concordata con noi". La sintesi che arriva da Palazzo Chigi dopo la notizia dell'accelerazione dei piani d'attacco Usa in Libia svela la sostanza del "patto". "L'Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni dell'Onu". Per la prima volta, arriva la conferma a quello che ormai trapelava da troppi segnali convergenti. Il livello di minaccia militare dell'Is in Libia ha raggiunto una pericolosità insostenibile, tanto da spingere il premier Renzi a lasciarsi le mani libere per diversi scenari.

Vogliamo seguire una road map che è chiara, è nota a tutti ed è ragionevole, dicono fonti vicine al presidente del Consiglio, e che potrebbe dunque concretizzarsi nel giro di due, tre settimane. È una linea perfettamente concordata con gli Stati Uniti, che gli altri alleati conoscono perfettamente. Entro il 29 gennaio dovrebbe entrare in funzione il nuovo governo libico nato dalla mediazione Onu. Il premier Fayez Sarraj avrà un ministro della Difesa con cui elaborare i suoi piani, fare le sue valutazioni sul modo in cui combattere il terrorismo in Libia, e fare quindi le sue richieste alla comunità internazionale. La prima pista da esplorare - insistono al governo - è quella di una soluzione politica. Solo allora, quando ci sarà un'entità libica con cui fare i conti sul terreno, avrà senso avviare una campagna militare.
Fonte: repubblica.it

“Si è vero, timbravo in mutande Ma soltanto nei giorni festivi”

Risultati immagini per timbravano in mutande

Non sono un assenteista. Penso di essere un capro espiatorio, e non soltanto io. Ho timbrato in mutande, ma nei giorni festivi, dovendo stringere i tempi per la rimozione di veicoli in divieto di sosta. E, comunque, quando i locali erano chiusi al pubblico. Mi dispiace che le mie giustificazioni non siano state recepite».

Alberto Muraglia, cinquantatré anni, è diventato (suo malgrado) il simbolo dell’inchiesta sui «furbetti del cartellino» a Sanremo. È lui quello che una telecamera spia piazzata dalla Guardia di Finanza ha più volte sorpreso a strisciare il badge nella macchinetta come se fosse in camera da letto o sprofondato sul divano, si difende dalle accuse che lo hanno portato dritto sulla strada del licenziamento. È uno degli otto dipendenti comunali di Sanremo già «spediti» a casa dall’Ufficio per i procedimenti disciplinari, senza attendere gli esiti penali dell’operazione «Stakanov», che ha alzato il velo su un radicato malcostume in Municipio dove, per molti, era diventata la normalità farsi gli affari propri durante l’orario di lavoro. Ma il vigile-custode, che abita con la famiglia in un appartamento all’interno del mercato annonario, non ci sta a passare per l’emblema dei menefreghisti, pur ammettendo di aver sbagliato. Si sente vittima dell’immagine che gli hanno affibbiato, esposto a una gogna mediatica senza confini.
LA DIFESA
«Il mio alloggio, l’ufficio e la timbratrice sono contigui - spiega - Ho timbrato in mutande in sei occasioni, tutte festive, quindi a mercato chiuso. Dovendo stringere i tempi per la rimozione di veicoli che ostacolavano il posizionamento dei banchi del mercatino dell’antiquariato o tornando dal servizio sotto la pioggia legato alla Milano–Sanremo 2014, per non attraversare casa bagnato fradicio».
Ma a timbrare ci mandava anche la moglie e la figlia, pure loro immortalate dalle microspie: almeno una ventina di volte. «Sono stato superficiale e in questo ho sbagliato - ammette - Ma ero presente in servizio. In queste circostanze, poiché mi ero attardato a chiudere pratiche d’ufficio, ho chiesto a mia moglie o a mia figlia, che venivano a chiamarmi per andare a tavola, di timbrare al mio posto. Ma ero lì. Ho chiesto che l’Amministrazione, nel corso del procedimento disciplinare, ascoltasse il direttore del mercato, spesso presente, a conferma di quanto sostengo. Risulta che non sia stato sentito e mi chiedo il perché. Sono certo che il giudice, sia penale sia del lavoro, prima di decidere della mia vita ascolterà tutti i testimoni che indicherò».
CAPRO ESPIATORIO
Muraglia sa di essere diventato un esempio negativo, un modello da evitare, l’emblema di un’inchiesta che non smette di far rumore. Le immagini di lui in ciabatte, maglietta e mutande mentre striscia il «badge», hanno fatto il giro del mondo e scatenato una valanga di reazioni, dal premier Matteo Renzi alle chiacchiere da bar. Lo inseguono telecamere e taccuini. Ieri ha lasciato che a difenderlo in tv, nell’Arena di Massimo Giletti, fossero la moglie Adriana Silingardi («non è un assenteista...») e l’avvocato civilista Luigi Alberto Zoboli, che lo tutela assieme al collega penalista Alessandro Moroni. «Una volta, in mutande, ha pure sventato una rapina, precipitandosi in strada con la pistola in pugno e arrestando il malvivente», ha sottolineato il legale. 
«Io un capro espiatorio? Lo ha scritto pure chi mi ha licenziato - evidenzia - La verità è che quando ho timbrato in abiti succinti ero certo di non esporre né me né il Comune a un danno d’immagine, considerato che in quei giorni e in quelle ore i locali erano chiusi ai cittadini. Il mio comportamento non era oggettivamente idoneo a manifestarsi pubblicamente. Vorrei, però, sapere come sia stato possibile che le immagini dell’inchiesta siano giunte prima ai media che ai miei avvocati».
BATTAGLIA LEGALE
Muraglia e i due legali si preparano a dare battaglia: «Ricorreremo contro il licenziamento». Nell’attesa, ha ricevuto una mail da Alberto II (particolare svelato a «Domenica live» su Canale 5), il re del Belgio che nel 2013 ha abdicato a favore del figlio Filippo. D’estate Muraglia ha lavorato per una ventina d’anni come marinaio-cuoco (autorizzato) sullo yacht utilizzato dalla famiglia reale per le vacanze estive (salpava da Portosole): «Mi ha chiesto dell’accaduto. Gli ho spiegato che si tratta di un errore giudiziario, sono finito in un ingranaggio più grande di me. Mi ha risposto che loro continuano ad avere fiducia in me».
Il presente è un lavoro che non c’è più, sia pure da uomo libero dopo la revoca degli arresti domiciliari (ma con interdizione dai pubblici uffici per dieci mesi). E il futuro? «Ogni mia energia sarà dedicata a difendermi e a ristabilire la verità dei fatti. Ho commesso leggerezze, ma non sono un assenteista, non ho mai ingannato e tanto meno frodato il Comune di Sanremo. Il “mio” Comune. Mi dispiace che non abbiano recepito le mie giustificazioni, tutte documentate e verificabili attraverso testimoni».
Fonte: lastampa.it

«Ciao Jacky», l’addio all’ultrà juventino con la maglia di Bettega


“Ciao Jacky” era scritto sui tanti piccoli cartelli che i tifosi della Juventus hanno esposto durante la partita con la Roma. Ma chi era costui? “Jacky-Jacky” scandiva la curva Filadelfia (non ancora Scirea) ogni volta che arrivava, sempre con la maglia di Bettega. Seguiva la squadra anche in trasferta. Credo non abbia mai pagato un biglietto (del treno o della partita) o un caffè in vita sua. Non era un santo, viveva di espedienti. Ma la gente lo aiutava volentieri, perché gli voleva bene. Lo rispettavano anche i tifosi del Toro, che l’hanno ricordato con uno striscione. Quando non era allo stadio o agli allenamenti, Jacky girava per Torino, soprattutto la notte. Doveva avere una radio sintonizzata su quella della polizia. Fatto sta che quando c’era un incidente stradale, o una sparatoria, o una rissa, insieme con i carri-attrezzo, gli agenti e i cronisti arrivava lui. Lo riconoscevi subito: i capelli radi, i baffi, la bocca sdentata, l’aria tutto sommato da buono.


Chiedeva cos’era successo, capiva al volo la gravità dell’accaduto, dava valutazioni e consigli. Sarebbe stato un buon giornalista, uno di quelli che vanno sul posto. Era un personaggio di quel mondo laterale e notturno dove si sente davvero il respiro di una grande città. Conosceva tutti, e tutti conoscevano lui. Anche se hanno scoperto il suo vero nome – Antonio Marinaro – dagli annunci funebri. Aveva 61 anni, era malato da tempo. I tifosi della Juve si sono tassati per pagare il funerale. Ha provveduto il Comune. Tra gli amici che si sono ritrovati per ricordarlo girava una storia. Una domenica di molti anni fa si era sparsa la voce in curva che quella volta Jacky non sarebbe venuto. Era infatti il giorno del suo matrimonio. L’atmosfera era strana: una partita della Juve senza Jacky non sembrava una partita. Fino a quando, a pochi secondi dal fischio d’inizio, con un ritardo certo calcolato, entrò allo stadio un uomo con le scarpe lucide e la giacca scura da cerimonia. Sotto indossava una vecchia maglia bianconera, troppo attillata, con le maniche corte e il numero 11.

Fonte: corriere.it

Morta durante l'operazione L'anestesista era al bar

giovanna fatello

A quasi due anni di distanza dalla morte di Giovanna Fatello spunta una nuova pista nell'indagine sul decesso della piccola. La bimba aveva solo dieci anni quando è stata sottoposta a un intervento chirurgico a un timpano a Villa Mafalda, ma perse la vita per arresto cardiaco quaranta minuti dopo l'inizio dell'operazione.

Non sapevamo neanche quale orecchio operare, aveva detto ai pm l'anestesista Pierfrancesco Dauri. Ma ora una testimone punta il dito proprio contro di lui: Era al bar, racconta Maria Rollo, sorella della titolare del bar interno alla struttura. Del resto le indagini hanno individuato proprio nell'anestesia il grave errore che ha portato alla morte di Giovanna: pare, infatti, che non fosse stata azionata una valvola che permetteva l'ossigenazione.

La morte avveniva dopo l'allontanamento ingiustificato dell'anestesista e in presenza di un altro anestesista non componente dell'equipe operatoria, scrive il pm nella richiesta di incidente probatorio. E, come riporta il Messaggero, il secondo medico non gestiva correttamente le vie aeree della paziente, non monitorava l'efficienza della ventilazione meccanica dopo averla avviata e non verificava visivamente lo stato di Giovanna Fatello per rilevare tempestivamente un eventuale stato di cianosi della pelle e delle mucose.
Fonte: ilgiornale.it

Audi gialla, si presenta in questura il ragazzo della foto segnaletica: “Sono io quello che cercate, ma non c’entro nulla”


Si è presentato in questura a Torino sabato notte, accompagnato da un avvocato. «Sono io quello della foto. Sono io quello che state cercando da giorni. Ma con l’Audi gialla non c’entro niente». È un ragazzo albanese di 32 anni, ritratto nella foto segnaletica diffusa giorni fa che immortala i tre presunti autori delle rapine in Veneto, fuggiti su una Audi gialla che sembra sparita nel nulla dopo aver percorso l’autostrada contromano a Mestre.

«Ero a Forlì in quei giorni» ha dichiarato alla polizia fornendo anche informazioni che dimostrerebbero l’estraneità ai fatti anche degli altri due connazionali, e ha fornito una serie di elementi e testimonianze a sostegno della sua verità.
Rilasciato domenica, dopo aver trascorso tutta la notte in questura per le verifiche e gli accertamenti, ora è al centro di identificazione ed espulsione perché su di lui pende un decreto di espulsione.
Fonte: lastampa.it

lunedì 18 gennaio 2016

Germania: a processo ex medico di Auschwitz accusato di 3681 omicidi


Alla fine la giustizia è arrivata. Un ex medico di Auschwitz andrà a processo in Germania il mese prossimo con l’accusa di aver partecipato ad almeno 3,681 omicidi. Il novantacinquenne Hubert Zafke svolse la sua attività nel campo di sterminio tra il 15 agosto 1944 e il 15 settembre 1944, quando 14 treni carichi di prigionieri, tra cui quello che trasportava Anna Franck, arrivarono al campo. Secondo il procuratore, Zafke era «consapevole che Birkenau era un campo di sterminio» e partecipò attivamente alla sua organizzazione e all’uccisione di molti prigionieri. Il processo, che si terrà presso la città di Neubrandenburg, si apre dopo che una Corte di appello ha ribaltato una precedente determinazione secondo cui l’anziano medico non era in condizioni di salute sufficientemente buone per poter partecipare al dibattimento. La corte ha però anche riconosciuto che Zafke soffre «di problemi cognitivi e scarsa capacità fisica» e ha dunque ordinato che le sedute vengano regolarmente interrotte e che all’accusato vengano prestate tutte le cure necessarie. Se potrà procedere regolarmente, il processo dovrebbe terminare a marzo.

Fonte: corriere.it

Immigrati in rivolta. La pasta non ci piace

Immigrati violenti

I volontari di Fondazione Progetto Arca hanno cercato di accontentare tutti e in ogni modo, ma quello che è successo in un centro di accoglienza di Milano sembra proprio essere un pretesto per lamentarsi e per creare scompiglio.

All'interno della struttura di via Aldini sono presenti ben nove etnie di immigrati. Nonostante la Fondazione si impegni a fare il massimo, questa volta non è bastato. E dai brontolii sui pasti, sono arrivate le proteste e i primi tafferugli. La protesta è scattata sabato sera. I protagonisti un gruppo dinigeriani che non gradiva più i pasti del centro. Così hanno iniziato a protestare animatamente, arrivando a rovesciare una panchina della struttura. Vogliamo il riso, non la pasta hanno urlato gli stranieri.
I volontari al lavoro durante il turno serale hanno avvertito subito le forze dell'ordine per placare gli animi ed evitare violenze. Come riporta Il Giorno, il presidente della onlus che gestisce pure l’hub nel sottopasso della Centrale, spiega: Abbiamo chiamato la polizia, soprattutto per dare un segnale chiaro: le richieste sono legittime, ma tutti devono rispettare le regole. In realtà dietro la protesta ci sarebbe due ragioni ben precise: la prima dovuta ai tempi lunghi della burocrazia italiana per la valutazione delle richieste di asilo; la seconda al fatto che queste richieste nell'80% dei casi vengono respinte.
Così gli ospiti hanno pensato bene di rendere difficile il lavore della Fondazione, lamentandosi e usando come scusa il cibo per sfogare le loro frustazioni. Il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato, in quota Fratelli d’Italia non ci sta e attacca: È necessario espellere dalla struttura almeno i capi della rivolta. E bisognerebbe allontanare anche dal nostro Paese coloro che si oppongono alle regole del vivere civile e non rispettano nemmeno le forme di accoglienza messe in atto nei loro confronti. Davide Boni, segretario provinciale del Carroccio, ironizza sulla vicenda: La cortese e moderata protesta degli immigrati di via Aldini – afferma il segretario provinciale del Carroccio merita tutta la considerazione e l’impegno da parte di noi cittadini milanesi: per questo faccio appello al noto chef Cracco perché impegni tutta la sua classe ed esperienza, e magari anche il suo noto ristorante, per soddisfare i palati dei nostri 'ospiti'.
Fonte: ilgiornale.it

In arrivo la stretta sui fannulloni

combo Renzi - Madia

Nel Consiglio dei Ministri, convocato per mercoledì sera, verranno discussi diversi decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione tra cui il provvedimento che prevederebbe l'allontanamento, entro 48 ore, dei dipendenti assenteisti del settore pubblico.

Previste anche disposizioni sulla responsabilizzazione dei dirigenti, la stretta sulle Partecipate, l'abolizione della Forestale.
C'è in vista quindi un CdM  molto ricco anche perché ai 10 decreti attuativi della Riforma Madia inizialmente previsti si aggiungerà l'intervento sul procedimento disciplinare per il licenziamento lampo annunciato dal premier Renzi. Il DDL delega prevede di accellerare, rendere concreto e certo nei tempi di compimento e conclusione il procedimento che attualmente può durare più di 100 giorni. Ma il Ministro Marianna Madia ha ribadito che l'articolo 18 non si tocca e che il licenziamento immediato degli assenteisti, con prove schiaccianti, è una forma di difesa dei lavoratori onesti. Prevista anche una revisione del ruolo dei dirigenti che saranno obbligati a denunciare e prendere i provvedimenti necessari pena il loro stesso licenziamento.
In previsione c'è, nella programmazione del Consiglio dei Ministri, un Testo Unico sul Pubblico Impiego che chiarirà la normativa.
I sindacati
Giusto combattere i fannulloni del Pubblico Impiego  - è la reazione unanime dei sindacati -, che però reclamano un'accelerazione anche sul rinnovo dei contratti. Con l'accorciamento dei tempi per le sanzioni si rischia di aumentare il contenzioso ha avvertito Maurizio Bernava, Segretario Confederale della Cisl. 
Gli altri provvedimenti
Un altro dei provvedimenti in arrivo prevede il taglio da 8.000 a 1.000 delle società controllate. Nel giro di un anno e mezzo le amministrazioni dovranno eliminare le partecipate non necessarie o con più amministratori. Saranno aboliti anche tutti i consorzi e tutte le imprese sotto 1 milione di euro. Un'apposita  norma fisserà i nuovi massimi per i manager. Non ci saranno buone uscite e premi con risultati economici negativi. 
Per il Corpo Forestale dello Stato è previsto il passaggio di 7mila unità nei Carabinieri. La Forestale sarà assorbita nell'Arma dei Carabinieri. Il passaggio riguarda funzioni e personale. Le competenze anti-incendio saranno attribuite ai Vigili del Fuoco.
Fonte:  RaiNews

sabato 16 gennaio 2016

Orrore a Mestre, fa a pezzi la zia con la sega elettrica

 Riccardo Torta e gli agenti delle forze speciali intervenuti in via Ca' Venier

MESTRE - «Bastardo, schifoso, crepa...». Le urla sono strazianti. Quando alle undici di ieri sera l’uomo esce dalla sua abitazione, in strada ci sono i familiari della vittima. La figlia urla con tutta la forza che ha in corpo e la sua voce che squarcia la notte rende tutta la drammaticità di quanto successo appena tre ore prima. Un omicidio terribile. La vittima è una donna anziana che vive da sola: Nelly Pagnussat di 78 anni.

Ad ammazzarla il nipote Riccardo Torta, 68 anni, suo vicino di casa. Una morte orrenda l’anziana è stata fatta a pezzi con una sega elettrica. A lanciare l’allarme alcuni vicini che hanno visto l’assassino girare per le scale condominiali con la sega elettrica grondante sangue. Come in un film dell'orrore.

Il tutto è iniziato alle otto di sera all’interno di un appartamento dell’ultimo condominio di via Ca’ Venier al civico 10. Il palazzo di quattro piani che si trova a fianco del grande edificio che accoglie l’ispettorato del lavoro. Riccardo Torta che abita al quarto e ultimo piano entra nell’appartamento della sua vicina che abita al secondo. I due si conoscono. Lei apre e lui, per una causa ancora sconosciuta, decide di ucciderla e farla  a pezzi con la sega elettrica.
Fonte: Quotidiano di Puglia.it
CashbackDeals.it

Firenze: "ristoratore" cinese uccideva e serviva animali randagi


Il garage di casa era diventato un mattatoio: era lì che uccideva e macellava i poveri cani randagi che avevano la sfortuna di imbattersi in lui. Poi li faceva a pezzi e li cucinava per servirli nei piatti del suo locale spacciandoli per chissà quali prelibatezze cinesi.

Sì, perché il protagonista di questa orrenda storia, è un ristoratore cinese di Firenze individuato grazie a una segnalazione anonima. Al locale sono stati apposti i sigilli. E ora rischia una multa di 30mila euro oltre al carcere.
Lui è stato scoperto. Ma quanti sono quelli che continuano indisturbati una pratica che il mondo cinese considera del tutto “normale”: mangiare cani e gatti?

Naturalmente ognuno è libero di avere le proprie idee e scegliere di essere vegetariano, vegano o onnivoro. Ma un pensiero va anche a tutti quei camion della morte che ogni giorno ci sfrecciano sotto il naso in autostrada.
Maiali, vitelli e mucche, terrorizzati. Stipati fino all'inverosimile. Destinazione: i banchi dei supermercati.
Fonte: ilmessaggero.it

domenica 10 gennaio 2016

El Chapo intervistato dall attore Sean Penn

El Chapo, Sean Penn intervistò il boss del narcotraffico durante la latitanza. E l’attore Usa ora è indagato

Joaquin El Chapo Guzman voleva realizzare un film sulla sua vita, dopo la valanga di richieste da parte di case cinematograficheUsa a seguito della sua cattura nel 2014. Aveva contattato autori e produttori per realizzare il progetto e Sean Penn, durante la latitanza, lo aveva incontrato insieme all’attrice messicana Kate del Castillo in una zona rurale nel centro del Messico.

La rivista Rolling Stone pubblica il reportage del loro incontro e l’intervista esclusiva realizzata dall’attore americano al boss delnarcotraffico, catturato dalle autorità messicane dopo l’evasione dal carcere a luglio 2014. Ed è stato proprio il suo desiderio di essere protagonista di un film autobiografico ad incastrarlo e a permettere agli agenti di individuare il ranch dove si trovava. Il reportage, però, mette in difficoltà Sean Penn. Da una parte, infatti, sia lui sia la Del Castillo sono indagati dalle autorità messicane (per riciclaggio). Dall’altra l’intervista ha “mandato su tutte le furie” la Casa Bianca (come ha detto un portavoce). “Il modo spocchioso con cui parla di quanta eroina fa circolare nel mondo, compresi gli Stati Uniti, fa andare su tutte le furie – diceDenis McDonough alla Cnn – In questo Paese assistiamo ad una epidemia di dipendenza da eroina, da oppiacei… ma El Chapo è dietro le sbarre, è lì che deve rimanere”. Interpellato poi nello specifico su Sean Penn ha osservato che la situazione “solleva diversi quesiti interessanti per lui e per gli altri coinvolti in questa cosiddetta intervista. Vedremo cosa succede”.

El Chapo, Sean Penn e Kate del Castillo: incontro nella giungla– “Sono convinto che laDea (l’agenzia anti-droga americana) e le autorità messicane seguissero ogni mio movimento in Messico”, scrive Pennnell’introduzione alla sua intervista esclusiva al boss della droga. “Nel momento in cui sono atterrato, sono diventato sospettoso di tutto”, ha aggiunto, rivelando che durante la preparazione dell’intervista era costretto “a usare telefonini una sola volta e poi bruciarli, indirizzi email anonimi, messaggicriptati”. L’incontro si svolse il 2 ottobre sera e proseguì fino all’alba: l’attore, dopo essere atterrato in Messico aveva preso un piccolo aereo in compagnia di Kate del Castillo per poi spostarsi in un ranch isolato. Guidati dal figlio di El ChapoAlfredo Guzman, avevano passato senza problemi un controllo militare e infine erano arrivati nel luogo concordato. Nell’articolo, Penn racconta i giorni precedenti passati a scambiare messaggicon persone vicine al boss messicano per decidere ora e luogo dell’intervista e prendere tutte le precauzioni necessarie.

CashbackDeals.it
L’articolo, dal titolo El Chapo parla – Una visita segreta all’uomo più ricercato del mondo, è accompagnato dalla foto di una stretta di mano fra Sean Penn e Guzman, scattata durante quello che doveva essere il primo ma non l’unico incontro tra i due. Le parti infatti si erano accordate per un secondo appuntamento, durante il quale Sean Penn avrebbe dovuto registrare l’intervista vera e propria. Un incontro che, però, non ebbe mai luogo: all’ultimo momento, forse a causa delle misure di sicurezza prese dal narcotrafficante durante la latitanza, venne disdetto e il boss dei narcos inviò all’attore una registrazione video con le risposte alle domande che Penn gli aveva mandato. Il regista statunitense sospetta che il secondo incontro non si tenne perché, pochi giorni dopo il primo, la zona rurale in cui i due si erano visti fu oggetto di un’intensa ricerca da parte delle autorità messicane: episodio che raffreddò i contatti con gli intermediari.
Nell’intervista pubblicata su Rolling Stone il boss messicano racconta di essersi avvicinato al mercato della droga a 15 anni e i continui traffici gestiti anche nel periodo in cui era in carcere. Spiega inoltre di aver mandato per tre mesi degli ingegneri inGermania perché imparassero come evitare problemi scavando il lungo e profondo tunnel attraverso cui il boss è evaso da una prigione di massima sicurezza. El Chapo si vanta anche di essere il più grande fornitore di droga del mondo e di avere una flotta disottomarini, aerei, camion e navi: “Io fornisco più eroina, metanfetamine, cocaina e marijuana di ogni altra persona al mondo” avrebbe detto. Nonostante l’incontro avesse come unico proposito quello di fare l’intervista per Rolling StoneSean Pennriporta che El Chapo manifestò il suo interesse affinché si realizzasse un film sulla sua vita.
Chi è Kate del Castillo - Star delle telenovelas messicane e con una carriera di successo nel mondo latino degli Stati Uniti, l’attrice Kate del Castillo, 43 anni, ha fatto da mediatrice per l’organizzazione tra i due. L’incontro era stato organizzato perché Sean Penn realizzasse un’intervista per conto di Rolling Stone, pubblicata oggi online dalla rivista, e avvenne anche alla presenza di del Castillo. In diversi messaggi pubblicati su Twitter nel 2012 si rivolse direttamente a Guzman scrivendo: “Signor Chapo: Non sarebbe bello se cominciasse a trafficare in bene? In cure per le malattie, cibo per i bambini di strada (…) anziché con donne e bambini che poi finiscono per essere schiavi”.
E l’attrice proseguiva: “Senza offerta non c’è domanda. Lo faccia, signore, e lei sarebbe l’eroe degli eroi. Traffichi in amore. Sa come fare”. Secondo il racconto fatto da Sean Penn su Rolling Stone, dopo avere letto questi messaggi El Chapo chiese all’attrice il suo indirizzo per recapitarle dei fiori e, quando il boss fu arrestato nel 2014, durante la detenzione fra i due ci fu uno scambio epistolare. Dopo l’evasione dell’11 luglio scorso si intensificarono i contatti, finché l’incontro ebbe luogo appunto il 2 ottobre scorso nella giungla del Messico, in una località non identificata nella zona centrale del Paese.
La vita di El Chapo – Guzman era stato arrestato la prima volta nel 1993 in Guatemala. Dopo essere stato condannato a 21 anni, nel 2001 era riuscito a fuggire una prima volta dal carcere di massima sicurezza di Puente Grande, nello Stato occidentale diJalisco. Arrestato nuovamente a inizio 2014 in un’operazione considerata il più grande colpo inferto al narcotraffico in Messicoin 10 anni, è stato rinchiuso nel carcere El Altiplano di Almoloya de Juarez, nel centro del Paese, da cui è fuggito l’11 luglio scorso grazie a un tunnel di 1,5 chilometri scavato a partire dalla sua cella, che finiva in una casa fuori dal perimetro della prigione. Il nuovo arresto, infine, è giunto in un’operazione cominciata all’alba del 7 gennaio e ieri la procura messicana ha confermato di avere avviato le procedure per l’estradizione di El Chapo negli Stati Uniti.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy
×
Flag Counter motori di ricerca