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lunedì 25 gennaio 2016

«Ciao Jacky», l’addio all’ultrà juventino con la maglia di Bettega


“Ciao Jacky” era scritto sui tanti piccoli cartelli che i tifosi della Juventus hanno esposto durante la partita con la Roma. Ma chi era costui? “Jacky-Jacky” scandiva la curva Filadelfia (non ancora Scirea) ogni volta che arrivava, sempre con la maglia di Bettega. Seguiva la squadra anche in trasferta. Credo non abbia mai pagato un biglietto (del treno o della partita) o un caffè in vita sua. Non era un santo, viveva di espedienti. Ma la gente lo aiutava volentieri, perché gli voleva bene. Lo rispettavano anche i tifosi del Toro, che l’hanno ricordato con uno striscione. Quando non era allo stadio o agli allenamenti, Jacky girava per Torino, soprattutto la notte. Doveva avere una radio sintonizzata su quella della polizia. Fatto sta che quando c’era un incidente stradale, o una sparatoria, o una rissa, insieme con i carri-attrezzo, gli agenti e i cronisti arrivava lui. Lo riconoscevi subito: i capelli radi, i baffi, la bocca sdentata, l’aria tutto sommato da buono.


Chiedeva cos’era successo, capiva al volo la gravità dell’accaduto, dava valutazioni e consigli. Sarebbe stato un buon giornalista, uno di quelli che vanno sul posto. Era un personaggio di quel mondo laterale e notturno dove si sente davvero il respiro di una grande città. Conosceva tutti, e tutti conoscevano lui. Anche se hanno scoperto il suo vero nome – Antonio Marinaro – dagli annunci funebri. Aveva 61 anni, era malato da tempo. I tifosi della Juve si sono tassati per pagare il funerale. Ha provveduto il Comune. Tra gli amici che si sono ritrovati per ricordarlo girava una storia. Una domenica di molti anni fa si era sparsa la voce in curva che quella volta Jacky non sarebbe venuto. Era infatti il giorno del suo matrimonio. L’atmosfera era strana: una partita della Juve senza Jacky non sembrava una partita. Fino a quando, a pochi secondi dal fischio d’inizio, con un ritardo certo calcolato, entrò allo stadio un uomo con le scarpe lucide e la giacca scura da cerimonia. Sotto indossava una vecchia maglia bianconera, troppo attillata, con le maniche corte e il numero 11.

Fonte: corriere.it

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