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giovedì 11 febbraio 2016

Scompare generale di Kim Jong-un.... ‘È stato giustiziato’ ?


Un altro gerarca del regime nordcoreano è scomparso. E secondo l’intelligence di Seul è stato giustiziato tra il 2 e il 3 febbraio. Si tratta di Ri Yong-gil, capo di stato maggiore dell’esercito, numero sei della nomenklatura guidata dal dittatore Kim Jong-un. I servizi segreti sudcoreani non sempre danno informazioni corrette su quello che accade al di là del 38° parallelo, ma hanno sicuramente delle fonti: nel 2013 anticiparono la notizia che Kim aveva fatto uccidere lo zio Jang Song-thaek e settimane dopo venne la conferma da Pyongyang.

Di solito però, le purghe di alti dignitari non vengono pubblicizzate in Corea del Nord. Quindi bisogna affidarsi alle spie e agli analisti che studiano ossessivamente le immagini diffuse dalla propaganda di Pyongyang.  È il caso del generale Ri Yong-gil che è stato fotografato per l’ultima volta nell’ottobre 2015 accanto a Kim ed è stato citato per l’ultima volta nei bollettini ufficiali a metà gennaio, in occasione delle celebrazioni per il test nucleare del 6 gennaio e poi non è stato nominato nè si è visto nelle riunioni del 2-3 febbraio (quando il vertice del partito ha criticato «il burocratismo e l’abuso di potere da parte di certi dirigenti») e nelle foto di gruppo diffuse dopo il lancio di un missile a lungo raggio il 7 febbraio.
Le fonti hanno riferito all’intelligence di Seul che il generale è stato giustiziato con l’accusa di «cospirazione settaria e corruzione».  Di sicuro in Corea del Nord c’è una scia di morti e scomparsi eccellenti. A maggio dell’anno scorso i sudcoreani avevano rivelato la fine del ministro della Difesa Hyon Yong-chol, che sarebbe stato fucilato in pubblico con il fuoco di una mitragliera antiaerea «per slealtà». A dicembre era stata Pyongyang ad annunciare la morte di un dignitario di primissimo piano, Kim Yang Gon, vittima però di un incidente stradale. Siccome in Corea del Nord circolano pochissime auto, tutte governative e tutte scortate, gli analisti hanno dubitato della casualità e hanno pensato a un’altra purga.  Secondo il conto dei servizi segreti sudcoreani, dal dicembre 2011 quando Kim Jong-un ha ereditato il potere dal padre Kim Jong-il, morto di malattia, sono cento i dignitari epurati.
Settanta subito dopo l’inaugurazione del nuovo dittatore, che evidentemente non si fidava di molti collaboratori del padre. In tutte queste informazioni e speculazioni sulle purghe, può esserci «intossicazione» da una parte e dall’altra: Seul potrebbe diffondere notizie per destabilizzare gli avversari e spaventare i generali di Kim; Pyongyang potrebbe inventare voci di esecuzioni non avvenute per rendere inaffidabili le fonti sudcoreane. Il mondo delle spie agisce anche così. Si potrà saperne di più a maggio, quando è in programma a Pyongyang il Congresso del partito dei Lavoratori, il primo dal 1980. Un fatto straordinario che potrebbe dare l’occasione a Kim Jong-un per annunciare una svolta in campo economico, un tentativo di apertura per rivitalizzare un Paese che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso aveva un Pil pro capite superiore a quello della Sud Corea e ora è precipitato al 179° e ultimo posto per «business climate» nella classifica degli Stati «funzionanti».  Intanto però la Nord Corea dovrà fare i conti con le nuove sanzioni Onu, rese inevitabili dal test nucleare del 6 gennaio e da quello missilistico del 7 febbraio.
Fonte: corriere.it

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