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martedì 29 settembre 2015

Le fatture sospette che inchiodano Bossetti: perché le nascondeva?

Massimo Bossetti

Mentre prosegue il processo a Massimo Bossetti, spuntano altri indizi che rischiano di mettere all'angolo l'unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio.

Il 23 luglio 2014, infatti, carabinieri e polizia hanno messo sottosopra la casa del muratore di Mapello alla ricerca di documenti e prove che possano aiutare a ricostruire i suoi movimenti nel giorno in cui fu uccisa la giovane ginnasta. Gli inquirenti passano al setaccio ogni cosa, vestiti, ricevute, bollette, supporti informatici e telefonini. Ma - ricostruisce un servizio di Quarto Grado andato in onda ieri sera - la loro attenzione viene catturata soprattutto da due bolle d'accompagnamento conservate in camera da letto e non insieme al resto della documentazione fiscale. Una riguarda l'acquisto di una giacca e di altro materiale da muratore avvenuto a Villa d'Adda (Bergamo) proprio il 26 novembre 2010 - giorno della scomparsa della tredicenne -, l'altra l'aquisto di sabbia in una ditta di Chignolo d'Isola - non lontano dal campo dove fu ritrovato il corpo della ragazzina - risalente al 9 dicembre 2010.

Perché Bossetti le teneva separate dal resto? Che volesse nascondere qualcosa? I suoi legali sostengono che in camera non c'erano solo le due bolle sospette, ma anche altre ricevute, come quella della tassa sui rifiuti. Inoltre gli acquisti a Villa d'Adda e a Chignolo d'Isola erano stati regolarmente dichiarati al commercialista, segno che l'uomo non avesse nulla da temere.
Fonte: ilgiornale.it

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