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lunedì 19 ottobre 2015

Giallo di Brescia, cosa sapeva l'operaio morto?


C’è un morto, c’è la certezza di una tragedia, di un lutto familiare che fa disperare i parenti dell’operaio Giuseppe Ghirardini, fino a ieri mossi dalla speranza di una fuga: «Beppe torna, ti preghiamo». Ma il ritrovamento del suo corpo senza vita - a distanza di quattro giorni dalla scomparsa - non risolve il giallo di Marcheno. «Potrebbe però renderlo meno complesso e incomprensibile», prevede Luigi Maria Dell’Osso, il procuratore generale di Brescia che sta seguendo personalmente la vicenda dallo scranno di massima autorità inquirente bresciana. La morte di Ghirardini potrebbe cioè indicare una pista investigativa che dissolva il mistero sul suo datore di lavoro, Mario Bozzoli, il titolare della fonderia di Marcheno sparito sei giorni prima dell’addetto ai forni.

Era la sera dell’8 ottobre, l’imprenditore aveva salutato lo stesso Ghirardini e altri due dipendenti. «Io vado ragazzi, ci vediamo domani». Poi più nulla. Gli investigatori hanno pochi dubbi: la morte dell’operaio è quasi certamente legata alla scomparsa di Bozzoli. Resta da capire come. Non c’è un solo elemento che collochi l’imprenditore fuori dell’azienda dopo la telefonata delle 19.15 fatta alla moglie: «Mi cambio e arrivo». L’avvocato che difende la famiglia Bozzoli, Patrizia Scalvi, è convinta «che tutto nasca dalla fonderia e che qualcuno ha certamente visto o sentito o fatto qualcosa». Aveva, dunque, qualcosa da nascondere Ghirardini? Cosa poteva aver visto, sentito o fatto? «Con Bozzoli c’era un buon rapporto, Mario non aveva mai alzato la voce con lui, lo considerava solo un po’ pasticcione», dice il legale. «Se qualcuno pensa che abbia fatto sparire Bozzoli gettandolo nel forno si sbaglia, lui era una brava persona e un gran lavoratore», aggiunge il cugino. «Beppe viveva di fonderia, caccia e di qualche telefonata al suo bambino che è da tempo in Brasile con l’ex», dice un altro parente. Un uomo semplice, solitario, cattolico praticante, talvolta depresso e sfortunato: ha perso per incidente il padre Tino, per malattia una sorella, per suicidio una nipote. La mattina in cui è andato a Ponte di Legno, prima di partire ha rilanciato due post su Facebook: «Guardati bene le spalle sempre...
Pugnalate arrivano da chi meno te lo aspetti». «Madonnina proteggici, aiutaci nelle difficoltà». Poi si è messo al volante e non è più tornato. Quel giorno dovevano sentirlo i carabinieri. Quale peso non ha retto? Le auto, il camion e le telecamere Con Ghirardini, la sera in cui è scomparso Bozzoli, c’erano altri due operai e i nipoti dell’imprenditore, Giacomo e Alex, figli del fratello maggiore Adelio che con lui ha ereditato l’azienda di lingotti d’ottone, quindici dipendenti. Gli investigatori fanno qualche considerazione: le macchine di Ghirardini e di Bozzoli non sono mai uscite dalla fonderia; le telecamere riprendono l’andirivieni di un Suv, quello del nipote Giacomo; mentre fuori dei cancelli pare ci fosse il camion di un fornitore spagnolo che è stato invitato a tornare dopo due ore. In quel lasso di tempo c’è la chiave del giallo. Un mistero che gli inquirenti traducono sempre meno in un sequestro di persona: «Ora più di prima prende corpo l’idea dell’omicidio». Passando al setaccio la storia di Mario Bozzoli, hanno trovato una grande vitalità lavorativa. Progetti, acquisizioni, vendite. Premessa: la fonderia è stata ereditata in parti uguali dai due fratelli, Mario e Adelio (di dieci anni più vecchio).
Le famiglie sono andate d’amore e d’accordo per molti anni, poi qualcosa è cambiato e i fratelli avevano deciso di separare i loro destini. Adelio pensava di avviare entro la fine dell’anno una fonderia autonoma con i figli a Bedizzole, un paese poco distante. Lì voleva trasferire tutti i suoi affari, dividendosi da Mario. Il problema era la società di Marcheno. Scioglierla? Venderla? Oppure Mario avrebbe potuto rilanciarla acquisendo il 50% in mano al fratello? Il momento era delicato, un po’ per tutti: per i titolari, per i figli e per i 15 dipendenti. Tanto più che Mario non faceva mistero della volontà di diversificare l’attività. Aveva acquisito un immobile per farci una clinica dentistica a Montichiari, dove far lavorare suo figlio Claudio, dentista. E anche questa era una novità per la famiglia Bozzoli, da sempre legata ai lingotti d’ottone. «Attenzione però, questo da solo non spiega nulla, non la scomparsa di Mario, altrimenti le famiglie italiane di industriali sarebbero decimate», avverte chi indaga. A spiegare di più un mistero degno di Agatha Christie potrebbe essere la morte dell’operaio semplice Ghirardini.
Fonte: corriere.it

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