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mercoledì 22 luglio 2015

Strage di piazza della Loggia, ergastolo per Maggi e Tramonte

Un operaio vittima della strage di piazza della Loggia, coperto dagli striscioni dei manifestanti. La bomba uccise otto persone, un centinaio i feriti.

I giudici della Corte di assise di appello di Milano hanno condannato all'ergastolo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte per la strage di piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974

Con la condanna dell'ex ispettore veneto di Ordine Nuovo, e Maurizio Tramonte, l’ex fonte 'Tritone' dei Servizi segreti Brescia ha avuto giustizia. 
L'ACCUSA HA CHIESTO L'ERGASTOLO. Il procuratore generale, Maria Grazia Omboni, aveva chiesto l’ergastolo per entrambi, mentre il difensore di Maggi, Mauro Ronco, aveva provato a ottenere un rinvio a causa dell’impossibilità del suo assistito di raggiungere il palazzo di giustizia di Milano, per rilasciare dichiarazioni spontanee. La corte aveva rigettato l’istanza della difesa, spiegando che il calendario era fissato da tempo e che il trasporto in ambulanza non è l’unica soluzione contemplata dai periti.
LA CASSAZIONE HA ANNULLATO LA PRIMA ASSOLUZIONE. Il processo d’appello bis si è celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato le assoluzioni.
La strage, compiuta nel corso di una manifestazione antifascista nel cuore di Brescia, uccise otto persone e causò un centinaio di feriti.
Per l’accusa Tramonte avrebbe partecipato a tutta la fase di preparazione all’attentato, mentre Maggi, che oggi ha 80 anni, sarebbe stato il mandante. La Cassazione ha giudicato «ingiustificabile e superficiale» l'assoluzione di Maggi, nonostante «la gravità indiziaria» delle dichiarazioni rese da un pentito nei suoi confronti.
Si tratta di Carlo Digilio, terrorista di Ordine Nuovo e poi collaboratore di giustizia, scomparso nel 2005. Sulla sua ritrovata credibilità ha insistito molto l'accusa nel processo bis.
PARENTI VITTIME, NIENTE PAGAMENTO DI SPESE PROCESSUALI. La Cassazione ha anche annullato la sentenza della corte d'Appello di Brescia nella parte in cui condannava i parenti delle vittime, costituitesi parti civili, al pagamento delle spese processuali in ragione dell'assoluzione degli imputati. La sentenza attesa in serata dovrà pronunciarsi anche su questo punto.
NEI FASCICOLI OLTRE 900 MILA PAGINE. Il processo per la strage di piazza della Loggia,  che arrivò a una prima sentenza nel 1979, ha prodotto da allora 900 mila pagine, affermandosi probabilmente come il più corposo della storia italiana, insieme con il maxi-processo alla mafia.

Le tappe processuali  

2 giugno 1979. I giudici della Corte d'assise di Brescia condannano all'ergastolo il neofascista Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa, mentre assolvono gran parte delle 16 persone incriminate dal pm Francesco Trovato e dal giudice istruttore Domenico Vino, o li condannano a pene inferiori, ma solo per detenzione di esplosivi o per altri attentati.
18 aprile 1981. Buzzi viene strangolato nel supercarcere di Novara. A ucciderlo sono Mario Tuti e Pierluigi Concutelli, esponenti di primissimo piano dell'eversione neofascista. I due motivarono l'omicidio con il fatto che Buzzi fosse 'pederasta' e confidente dei carabinieri, ma è sempre rimasto il sospetto è che temessero fosse intenzionato a fare dichiarazioni nell'imminente processo d'appello.

2 marzo 1982. I giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia assolvono tutti gli imputati compreso Angelino Papa.
23 marzo 1984. Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi aprono la cosiddetta ''inchiesta bis'. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. La nuova pista è aperta dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Angelo Izzo, neofascista, protagonista del Strage del Circeo.
30 novembre 1984. Giudicando sul primo processo, la Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.
20 aprile 1985. La Corte d'assise d'appello di Venezia, davanti alla quale è celebrato il nuovo processo di secondo grado, assolve tutti gli imputati del primo processo bresciano.
23 maggio 1987. L'inchiesta bis, conclusa con una serie di rinvii a giudizio, arriva in aula: i giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. Ferri e Latini sono assolti anche dall'accusa di aver ordinato l'omicidio di Ermanno Buzzi che, secondo i pentiti, fu fatto uccidere perché non parlasse.
25 settembre 1987. La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d'Appello di Venezia e pone fine ai processi nati dalla prima inchiesta sulla strage.
10 marzo 1989. La Corte d'assise d'appello di Brescia assolve, questa volta con formula piena, Ferri, Stepanoff e Latini.
3 novembre 1989. La prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, conferma e rende definitive le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini. I primi due saranno anche risarciti per la carcerazione subita.
23 maggio 1993. Il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli ultimi imputati dell'inchiesta bis. Pochi mesi dopo viene aperta la nuova inchiesta: si chiude con il rinvio a giudizio di nomi noti della cellula veneta di Ordine nuovo e personaggi già entrati nell'inchiesta sulla strage di piazza Fontana.
16 novembre 2010. I giudici della Corte d'assise di Brescia assolvono Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino, Pino Rauti e Maurizio Tramonte per insufficienza di prove. La Procura aveva chiesto l'ergastolo per gli ex ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, per il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Per l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti era stata chiesta l'assoluzione. Viene revocata anche l'ordinanza per la misura cautelare nei confronti di Delfo Zorzi che vive attualmente in Giappone.
14 aprile 2012. La Corte d'Assise d'Appello conferma le assoluzioni. La procura fa appello.
21 febbraio 2014. La Corte di Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte: dovrà essere celebrato quindi un nuovo processo d'appello a carico di due degli imputati. I supremi giudici hanno così accolto il ricorso della Procura generale di Brescia contro le due assoluzioni: l'unico assolto in modo definitivo è Delfo Zorzi.
Fonte: lettera43.it


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