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lunedì 9 novembre 2015

Giordania, è mistero sulla morte delle sorelle Salti


Così belle. E tanto colte. Ed eleganti, ricche, rispettate. Alla fine come sono morte, e perché, le sorelle Salti? Nella Giordania sempre in trincea contro il Califfo islamico; in un regno che rivendica la discendenza diretta da Maometto ed è alle prese con ben altri drammi e misteri; in un Paese fragile e assediato dai profughi; in una metropoli troppo vicina all’inferno siriano, alle tragedie irachene, alle minacce libanesi, alle emergenze palestinesi per potersi occupare anche delle storiacce di cronaca, per una volta a scioccare è la misteriosa morte di due donne. Precipitate insieme venerdì scorso da un palazzo in costruzione, nel silenzio e senza testimoni, fra i latrati dei cani randagi d’un sobborgo di Amman. Soraya e Jumana Salti, 44 e 37 anni, secondo la polizia sono salite da sole all’ultimo piano.

Tra polvere e calcinacci hanno lasciato un biglietto, scritto a mano e destinato ai genitori. Quindi si sono lanciate nel vuoto. “Suicidio”. Senza un urlo. Senza un evidente perché. I corpi sono stati trovati dal custode egiziano del cantiere: ha sentito un pesante tonfo ed è accorso. Solo una donna che abita nelle vicinanze dice d’avere visto qualcosa: un’auto che s’accostava al palazzo, una «signora ben vestita che scendeva e sembrava molto tesa e arrabbiata», seguita poco dopo da un’altra che la rincorreva. Nessun altro. L’autopsia dei corpi non ha trovato ferite: solo le ossa frantumate nello schianto sull’asfalto. C’è voluto poco perché Amman precipitasse nel giallo.
Che cosa ci facevano le sorelle Salti in cima a quell’edificio? E perché erano tanto agitate? Che cosa, o chi, le ha spinte giù? «Mi riesce difficile credere che si siano suicidate – dice Marwan Muasher, ex vice primo ministro ed ex ministro degli Esteri giordano -. Le conoscevo tutt’e due. Quando aveva 8 anni, ho fatto anche l’allenatore di minibasket per Jumana. Erano piene di vita, avevano due vite piene d’amore». L’ipotesi del doppio suicidio, mano nella mano, non convince molti. «Questo caso è pieno d’elementi vaghi e misteriosi», scrive Raed Omari, un giornalista amico delle due donne: «Nessuna di loro soffriva di depressione». Le sorelle Salti erano molto conosciute in tutto il Medio oriente. Avevano agende fitte, rapporti ovunque, alle spalle una ricca famiglia che ha interessi nel gas e nell’acciaio, passaporto americano grazie alla mamma Rebecca, cinque lingue ben parlate, ottimi studi alla London School of Economics. Soraya, divorziata, un figlio, era a capo d’una potente ong giordana che si occupa d’educazione giovanile nelle aree più difficili del mondo: spesso invitata come relatrice al World Economic Forum, più volte premiata all’estero per il suo impegno, nel 2013 era stata indicata dalla rivista “Arabian Business” fra le cento donne più influenti del mondo arabo. Jumana, seconda d’età, non lo era nelle ambizioni: varie lauree e master, dal 2008 faceva revisioni di bilancio negli Emirati arabi su incarico del colosso mondiale Pwc-PricewaterhouseCoopers.
Per quattro anni aveva lavorato anche come consulente economico della casa reale hashemita: amica e consigliera personale della regina Rania, un rapporto di fiducia pure con re Abdallah di Giordania. Dove scavare? Niente droghe, niente alcol. Nessun affare sentimentale complicato, che si sappia. Zero propensione al fondamentalismo religioso: non portavano il velo, ma non avevano mai ricevuto minacce dal fanatismo salafita. Soraya era attesa questa settimana sul Mar Rosso, per un convegno internazionale. Jumana stava per ricevere un incarico all’università. Si sussurra di qualche problema d’anoressia, qualche anno fa, ma ormai superato: nulla di nulla, nelle loro vite, che le potesse precipitare giù dal tetto di quel palazzo nella brada periferia di Jwiedeh.
La famiglia non ci crede e parla apertamente d’omicidio, senza però rendere pubblici indizi e sospetti. Considerato il peso del cognome, è probabile che la polizia giordana continui a indagare. L’ultima volta, venerdì mattina, le due sorelle erano state viste insieme al lussuoso Bisharat Golf Club di Amman: «Serene e tranquille». Dall’esame dei tabulati telefonici, non spuntano contatti strani. «E’ un delitto, serve un’inchiesta all’altezza della situazione», scrive su Facebook un anonimo amico delle Salti. E un altro: «C’è dietro una storia misteriosa, non c’era motivo che si uccidessero». Prestiti da restituire? Segreti inconfessabili? Conoscenze pericolose? «La Giordania e il mondo arabo hanno perso due leader – scrive un popolare blogger giordano, Nasim Tarawneh -. Che grande perdita, ci mancheranno. Le ricorderemo per sempre». «Soraya era un angelo – piange il vicegovernatore di Aqaba, Yusuf Mansur -. Ha aiutato milioni di ragazzi, chiunque le chiedesse una mano. Una volta, ho scritto per lei la più lunga e convinta lettera di raccomandazione della mia carriera…». Non si sa che parole abbiano lasciato le sorelle Salti su quel biglietto, trovato vicino ai corpi. Delitto o suicidio, comunque bisognerà leggere tra le righe. E capire che cosa c’era scritto, di opaco, nelle loro vite sfavillanti.
Fonte: corriere.it

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