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mercoledì 4 novembre 2015

Pubblico impiego, perché licenziare è tanto complicato

Uno degli assenteisti del Comune di Sanremo finito nella bufera.

Lo scorso Capodanno 894 vigili romani marcarono visita. Nel vero senso della parola.

Mandare in tilt il traffico della Capitale fu il loro modo di protestare contro il Tesoro che aveva bloccato l’alto salario integrativo concesso da Gianni Alemanno e il tentativo di Ignazio Marino di cambiare i turni.
Non a caso i sindacati presero le distanze dal più clamoroso sciopero bianco che l’Italia ricordi.
PROVVEDIMENTI CONGELATI. L’ex sindaco di Roma promise tolleranza zero: quattro mesi dopo, ad aprile, la commissione disciplinare del Comune comunicò sanzioni soltanto per dipendenti. E i provvedimenti lievi – dall'ammonizione verbale alla sospensione dal servizio per un periodo inferiore ai 15 giorni – furono di fatti congelati dallo stesso Marino, nei giorni in cui il primo cittadino cercava alleati.
Più dura si è dimostrata la magistratura. I pm della procura di Roma Stefano Fava e Nicola Maiorano hanno chiesto il rinvio a giudizio per 149 persone.
Ma a riprova che anche la giustizia ha le armi spuntate, il fatto che tra gli indagati ci siano 95 medici, quelli che hanno redatto certificati falsi, mentre i 54 vigili sono stati perseguiti per truffa e non per non aver garantito un servizio pubblico, come pure la legge Brunetta prevede.
LE PROMESSE DI MARIANNA MADIA. Questa vicenda dimostra meglio di altre quanto è difficile sanzionare il dipendente fannullone o licenziarlo, come ha promesso che avverrà il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia.
La quale sa bene che nella riforma Brunetta si prevede il licenziamento per una serie di comportamenti illegittimi, che vanno dall’«alterazione della presenza in ufficio» fino alla necessità di garantire il servizio pubblico o lo scarso rendimento.
Il pacchetto sulla Pa firmato dall’attuale ministro riduce da 120 a 100 il numero dei giorni nei quali si può fare ricorso. Ma i risultati finora non si sono visti.
Gli ultimi dati a disposizione diffusi dalla Funzione pubblica, e riferiti al 2013, dicono che su 6.900 dipendenti sanzionati soltanto 220 sono stati licenziati. Quasi la metà riguardano provvedimenti per assenze ingiustificate.

La categoria mantiene intatto l'articolo 18

La legge Brunetta, e forse anche quella Madia, non ha garantito gli effetti sperati per una serie di motivi.
Innanzitutto è monca di due parti sulle quali l’attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera ha sempre battuto: una commissione terza per calcolare gli obiettivi (indispensabile per calcolare lo scarso rendimento) e una nuova pianta organica della Pa (se ne discute in questi giorni all’Aran insieme con gli aumenti salariali) per gestire meglio i trasferimenti e portare personale dove c’è più bisogno.
Più in generale questi provvedimenti scontano il fatto che la categoria mantiene intatto l’articolo 18 e che in caso di reintegro il dirigente che ha chiesto l’allontanamento del dipendente rischia di essere condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale. Quindi deve sborsare di tasca propria l’eventuale risarcimento. E tanto basta per capire tanto immobilismo.
LE POLITICHE DI RIGORE. La categoria dei dipendenti pubblici è stata quella più tartassata dalle politiche di rigore che si sono susseguite negli anni della crisi: il blocco degli aumenti salariali ha fatto erodere i loro salari di circa 400 euro; quello del turnover non aiuta certo la produttività, c’è maggiore rigidità su ferie e malattie. Anche per questo il governo non ha mai avuto il coraggio di risolvere tutti i nodi.
I musicisti del Teatro dell’Opera di Roma che nel 2013 a Caracalla fecero saltare la Boheme (si presento solo il pianista) e spinsero il maestro Muti sono stati premiati due anni dopo da Marino, firmando un accordo che ha ridotto gli esuberi e i tagli. Sempre a Roma un funzionario della Municipale arrestato per mazzette è stato rimesso al suo posto per un vizio di forma. Idem per un suo collega ad Ancona, arrestato mentre faceva jogging durante l’orario di servizio, che ha soltanto cambiato ufficio.
CASI DA NORD A SUD. A Cagliari un primario è tornato al suo posto dopo aver violentato una collega. Che invece ha dovuto cambiare struttura.
A Lecco il Comune si è dovuto riprendere un funzionario all’edilizia arrestato per mazzette, nonostante il primo cittadino si sia costituito parte civile nel processo contro lo stesso travet.
Il Tribunale del Lavoro ha ridato il lavoro a un preside scoperto e condannato per avere trasferito i fondi della sua scuola in un conto in Svizzera (ha rastrellato circa 200 mila euro).
Secondo i magistrati la sentenza non prevedeva l’interdizione. Per questo è stato risarcito anche con gli stipendi arretrati.
Succederà lo stesso anche con i dipendenti del Comune di Sanremo che timbravano il tesserino e poi se ne andavano a fare gite in canoa o dal parrucchiere?
Fonte: lettera43.it

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